Legge sul tasso alcolico
alcol alcolista prevenzione legge giovani alcolismo
Il recente caso della patente ritirata al nostro parroco di Buja per aver superato il limite del tasso alcolemico ha stimolato tra gli amici una serie di considerazioni su questa legge che l'avvio di "Friuli Doc" e dei relativi proclamati controlli rende attuali, anche riflettendo sul recente autorevole intervento del Ministro Zaia su questo tema in generale, mi inducono a chiederle ospitalità per esprimere pubblicamente queste considerazioni, che non saranno politicamente corrette ma che credo largamente condivise e stimolanti per un dibattito.
Intanto, nel caso specifico, esprimo la mia completa solidarietà al Monsignore, da alcuni sollecitata con l'intento non di lagnarsi perché non gli è stato concesso un privilegio, ma per l'ottusità di una norma che non permette(?) di valutare con elasticità non quel caso (di limitata rilevanza) ma ogni caso analogo, tutti. E soprattutto a parziale riparazione per l'umiliazione mediatica subita, figlia della cattiveria di chi decide di fornire ai giornali le notizie accompagnate a volte con il nome delle persone, altre con le sole iniziali e altre ancora con l'anonimato.
Venendo alla questione in generale, premetto che non intendo banalizzare l'argomento dell'alcolismo o dell'abuso dell'alcol (soprattutto tra i giovanissimi) che è un problema di altro livello, sociale e sanitario serio, così come è drammaticamente seria la piaga delle "stragi del sabato sera"; problematiche, però, spesso utilizzate come spauracchio e giustificazione per interventi istituzionali disarticolati e inefficaci, ma facili, quali appunto la legge che regolamenta il tasso alcolico ammesso per guidare: è una legge sbagliata ed ingiusta, con alcuni aspetti di dubbia costituzionalità e comunque umanamente infami!
Ci dovrebbe essere una applicazione con buonsenso, valutando la specifica situazione, non a caso ma secondo oggettive istruzioni, indicando ai controllori i criteri da seguire, nell'ottica di sanzionare ed eliminare le situazioni di reale pericolo e non con l'obiettivo di "fare cassa" o "fare statistica", com'è diffusa opinione popolare.
Una elasticità nell'applicazione che sarebbe opportuna ed anche giustificata dal fatto che tale legge fa riferimento a dati-limiti che sono empirici e privi di ogni certezza scientifica assoluta, infatti sono diversi tra le nazioni o tra le diverse classi delle patenti. Infatti, non c'è studio che possa dire che tutte le persone a 0,49 siano in possesso delle proprie facoltà e a 0,51 no: ci sono persone astemie o quasi che a 0,2 possono sragionare molto peggio di altri con tasso a 0,9; ci sono certi patentati (ad esempio tanti anziani o ammalati) che anche a 0,1 hanno riflessi ben più lenti di tanti "ubriachi" a 0,7 e neo-patentati che seppur a 0,0 sono ben più pericolosi (per spericolatezza o indecisioni) di un autista esperto, padre di famiglia, anche se ha 0,65 di tasso alcolemico. Il legislatore ha deciso 0,5 perché un dato di riferimento si doveva pur mettere, d'accordo, ma sia chiaro che non è un valore assoluto, una discriminante sostanziale tra il bene e il male, perciò si dovrebbe usare il buon senso ed elasticità mentale!
Se lo scopo è limitare incidenti e vittime, si valutino statistiche serie e complete e si rileverà quanto sia minima la percentuale di incidenti causati da coloro che avevano semplicemente ecceduto un po' nel bere, rispetto a tanti altri aspetti (droga, sonno, auto troppo potenti e anche l'alcolismo); aspetti variegati che imporrebbero interventi articolati, complessi e difficili, ma evidentemente è più comodo buttare negli occhi dell'opinione pubblica semplicistiche statistiche di "tot patenti ritirate a ubriachi"...
In più c'è l'aspetto delle sanzioni: esagerate e abnormi, sproporzionate rispetto a qualsiasi paragone con altri reati lievi o gravi. Non mi riferisco a infrazioni con valori alcolemici eclatanti o di recidivi, ma ai "peccati veniali" (la maggior parte!): si rischia di veder non punita ma rovinata una persona, una famiglia. L'aspetto dell'incidenza economica è certo rilevante, ma ancor più pesanti sono gli altri aspetti correlati: l'obbligo di periodici esami del sangue, di corsi con alcolizzati e drogati, il ritiro della patente. La sanzione di non guidare per andare in giro si comprende, ma se la propria auto è l'unica soluzione per importanti esigenze familiari (trasporto di bambini o anziani-invalidi) o per recarsi al lavoro? Perché, ad esempio, non prevedere una "dispensa" per necessità specifiche come l'andata e ritorno casa-lavoro-casa? E il sequestro del mezzo? Una vera infamia, un furto! Cosa centra l'auto se è "bevuto" il proprietario? Chi può intesta il veicolo alla ditta, al leasing, a terzi, e la fa franca; ma una persona normale? Che logica ha nel caso di un'automobile che serve per tutta la famiglia, che può essere guidata da altri non sanzionati, che oltretutto concorrono a pagarne le tasse dirette ed indirette? È come se ad una persona che omette dal proprio 740 il reddito di un appartamento dato in affitto e oltre ad una giusta multa gli espropriassero il bene; o se ad un imprenditore che non versa i contributi dei dipendenti, oltre che a multarlo e farglieli versare gli facessero chiudere la fabbrica: l'oggetto che diventa soggetto; inaudito, sovietico!
Speriamo che qualcuno tra i politici o i vertici istituzionali, almeno quelli che non hanno sempre a disposizione l'autista, voglia serenamente riflettere e trovi giusta una revisione a questa legge, mal fatta e mal applicata.