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Legge sull'alcol, baristi preoccupati

Legge sull'alcol, baristi preoccupati

Divieto per i minori: «Chiediamo già i documenti, ma è difficile controllare»
Le pene severe spaventano gli esercenti che d'ora in poi dovranno effettuare più verifiche
GIOVANNA RAUZI
TRENTO. Nel resto d'Italia il divieto vale fino ai 16 anni. In Trentino, da ieri, bar, pub e supermercati non possono vendere

alcolici ai minori di 18 anni. Le restrizioni sempre più severe e le multe salate dovrebbero tutelare i minori, ma

preoccupano sempre di più chi lavora nel settore. «Non è semplice controllare i ragazzi, non siamo poliziotti», tuonano gli

esercenti.
«Tutto quello che possiamo fare già lo facciamo. D'ora in poi, però, bisognerà stare ancora più attenti», afferma convinta

Tiziana Antonucci che, insieme al fratello Marco, gestisce da otto anni il bar Fiorentina a Trento. «Continueremo a

comportarci come abbiamo fatto con i sedicenni, chiedendo i documenti (anche se i ragazzi si lamentano) e quando serve

rifiutandoci di vendere gli alcolici. Certo che questa legge è particolarmente dura con gli happy hour».
Per chi vende bevande alcoliche a prezzo scontato, infatti, la multa (da 500 e 5 mila euro) è aumentata del 50 per cento. E

continua: «Siamo un po' preoccupati, noi stiamo alle regole, ma qui servono mille occhi per tenere sotto controllo tutta la

situazione». Spesso infatti, fanno notare tutti i baristi, i più giovani comprano gli alcolici al supermercato e poi li

consumano per strada, in prossimità dei bar. «Trovo giusto che gli stessi divieti siano estesi anche ai supermercati - spiega

Elena Dalprà titolare del bar da Giorgio - dove molti ragazzi comprano gli alcolici per venire a berli qui in strada».
Non è facile controllare tutti i clienti in un locale come il Fiorentina che nella serata happy hour, vede la presenza di

quasi duecento persone «Quando abbiamo dei dubbi chiediamo l’età e i documenti - continua a raccontare la barista - certo che

siamo baristi, non poliziotti. Può capitare di sbagliare». La soluzione, azzardata come provocazione, potrebbe essere

all'inglese: con un buttafuori all'entrata del locale che controlla i documenti di tutti.
«Noi in genere conosciamo i nostri clienti - racconta ancora Eleonora, cameriera al bar Rosa di via Piave - e sappiamo che in

genere sono tutti universitari. Però agli altri chiediamo l'età e se sono minorenni, ci scusiamo ma non vendiamo nemmeno una

birra».
Quindi, anche per i baristi, il rispetto della legge prima di tutto, anche se non manca qualche riflessione sulla situazione

generale. «Vorremmo che si smettesse di infierire sui baristi - continua Tiziana Antonucci - come se fossero degli

speculatori. Noi facciamo il nostro lavoro». I controlli da parte delle forze dell'ordine, poi, non mancano: in un bar come

il Fiorentina negli ultimi sei anni sono stati, in totale, ventitré.
Sono già iniziati i controlli al bar Posta, dove Valerio Valentini è abbastanza preoccupato: «Gli eccessi nelle sanzioni

portano ad una mancanza di rispetto. Noi controlliamo per quello che possiamo, ma non è facile quando ci sono cinquanta

persone che aspettano in giro al banco e a servire siamo in tre. Qualcosa può scappare».
La situazione sembra essere più tranquilla da Giorgio, tra la facoltà di economia e di sociologia, frequentato principalmente

da studenti universitari: «I nostri clienti hanno tutti più di vent'anni - spiega la titolare Elena Dalprà - ma raccomando

sempre ai miei collaboratori di chiedere un documento appena hanno un dubbio. Lo dobbiamo fare anche se c'è la coda al

bancone».