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Lettera ai genitori dei figli che bevono...

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LETTERA AI GENITORI DEI FIGLI CHE BEVONO


Anna Paola Merone


Tutti i ragazzini napoletani, nessuno escluso, almeno una volta si sono avvicinati all'alcol. Parliamone


Cari genitori, le statistiche sono chiare. Tutti i ragazzini napoletani, nessuno escluso, almeno una volta si sono avvicinati all'alcol. Un dato che chiama in causa direttamente noi. Una generazione di mamme e papà lontanissima da quella dei nostri genitori. Loro sì che erano modelli austeri e comprensibili, con una vita di relazione che scorreva su binari rassicuranti: trascorrevano le serate al teatro, al circolo o a cena con gli amici in qualche ristorante di buon nome. Noi, invece, ci sentiamo ancora ragazzi: usciamo spesso, ci concediamo un doppio giro di aperitivi e andiamo a cena in qualche posticino easy e di tendenza, sempre se non è in programma una serata in discoteca. Spesso capita che, in orari diversi, frequentiamo gli stessi locali dei nostri figli. Siamo modelli molto meno granitici dei nostri papà e della nostre mamme e spesso ci troviamo disorientati di fronte a figli ai quali, probabilmente, non sappiamo dire tutti i no che servono. Nessuno di noi vuole passare per «antico» e tanti trovano più facile voltarsi dall'altra parte, sempre se non scelgono di diventare alleati dei propri figli su fronti discutibili.


Il comandante della stazione carabinieri di Posillipo, Tommaso Fiorentino, mi ha raccontato di papà che avallano, con la propria firma, il fitto di locali dove pargoli sedicenni organizzano «feste alcoliche» lontane dai circuiti ufficiali. Sono orgogliosi di questi piccoli imprenditori: lo hanno detto con aria piccata ai militari dell'Arma che sono intervenuti per mettere fine a questi happening ai confini della legalità. La verità è che siamo una generazione di genitori che giustifica i propri ragazzi al di là di ogni ragionevolezza, pure a scuola. Ci sono madri che, durante i compiti in classe, sono arrivate a mandare i compiti svolti via WhatsApp ai figli. Ma anche copiare richiede una certa competenza: l'insegnante aveva assegnato un brano stralciato da alcuni passaggi di una certa orazione di Cicerone e l'alunno ha presentato la versione integrale. Ma tornando agli alcolici... Tutti sappiamo dove i nostri ragazzi possono acquistare birrette e pop up, le bevande alcoliche a base di frutta.


Mio figlio mi ha fornito una mappa articolata degli indirizzi giusti: i camion dei panini sul Lungomare e alcuni localini del circuito dei baretti. E mi ha anche raccontato dove è possibile, da minorenni, scommettere sulle partite di calcio. Perché me lo ha detto? Perché sa che sarebbe peggio mentirmi. E sa che se vuole assaggiare una birra — o meglio del buon vino — può dirmelo. Il divieto non deve diventare una sfida e una curiosità può diventare occasione di confronto. E lo sballo non è il solo modo per divertirsi. Ma siamo disposti, noi genitori contemporanei, a pagare il prezzo dei nostri no? Sappiamo essere davvero adulti quando serve? Sappiamo comprendere, con lucidità, che un maschietto troppo ganzo e una fanciulla troppo disinvolta non sono una promessa di felicità, ma solo la certezza di problemi?


(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2014/26-febbraio-2014/lettera-genitori-figli-che-bevono-2224132074645.shtml


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)