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News di Alcologia

Lettera dell'ALIA (Allleanza Italiana Alcol) al Corriere della Sera

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Spett. Corriere della Sera sede
Alla cortese attenzione del direttore Con preghiera di pubblicazione
Caro direttore,
affidiamo al Corriere una serie di considerazioni e riflessioni che riguardano le dichiarazioni del Prof. Veronesi pubblicate in relazione al fenomeno alcol in Italia.
ALIA, Alleanza Italiana Alcol è un consorzio di associazioni e di operatori (sia del settore pubblico che privato) che analogamente ad altre associazioni europee di advocacy si occupa dell'impatto dei problemi alcol correlati sulla società e sui suoi target più sensibili: i minori e i giovani, le donne, gli anziani. Il consumo rischioso e dannoso di alcol in Italia ha oggi raggiunto livelli di allarme sociale e di preoccupazione eloquentemente e puntualmente individuati dalle relazioni annuale del Ministro alla Salute al Parlamento, dalla Consulta Nazionale Alcol, dei report dell'Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell'Istituto Superiore di Sanità, dall'INRAN e, non ultimo, dall'ISTAT.
Organismi autonomi, indipendenti, svincolati da conflitti di interesse o commerciali concordano come sia preoccupante il dilagare di nuovi modelli di consumo di bevande alcoliche tra i
giovanissimi e gli adolescenti. Vedere esposte dal Prof. Veronesi opinioni rispettabilissime ma non supportate dagli adeguati riferimenti scientifici come ci si aspetterebbe dal medico e dal ricercatore di cui si apprezza l'impegno e la dedizione nella lotta al cancro è una sorpresa soprattutto in funzione delle recenti osservazioni pubblicate su Lancet che indicano come oggi l'alcol non sia minoritario rispetto al fumo e che, anzi, nel mondo un decesso su venticinque è imputabile all'alcol e, addirittura, in Europa uno su dieci. Ci stupisce pertanto la convinzione del professor Veronesi, posizione del resto più volte espressa, non solo in merito al consumo di alcol nella popolazione giovanile ma, come accaduto nella trasmissione di "Elisir" del novembre scorso, rispetto alla "concessione" del consumo pur moderato di alcol durante gravidanza. In questo caso particolare è ormai evidente il rischio per il feto: importanti studi lo affermano senza ombra di dubbio. Non vediamo perché una donna incinta debba cessare di mangiare insaccati e non debba, visti gli effetti, smettere di bere bevande alcoliche o vino che, nonostante la credenza popolare, tutto fa meno che "buon sangue".
Leggendo poi l'articolo apparso il 5 scorso sul Corriere, ALIA non concorda con il Prof. Veronesi sulla attribuzione di "pericolosità" alla dipendenza da fumo e una contestuale minimizzazione e sottovalutazione del rischio che deriva dall'alcol attraverso una generalizzazione della virtuosità della moderazione del consumo che sappiamo essere, ad esempio, tra le cause del cancro della mammella il cui rischio aumenta già con un bicchiere di vino, cosa che dovrebbero essere nota all'oncologo che più di tutti in Italia combatte tale patologia. Non è chiaro per quali motivi si è proibizionisti quando si stabiliscono alcune regole volte - come del resto prescrive la legge - alla limitazione dell'acquisto di bevande alcoliche ai minori di 16 e non lo si è, invece, quando si parla di sigarette. A nostro avviso per favorire stili di vita corretti occorre assumere un atteggiamento coerente: all'informazione e all'educazione vanno affiancate norme chiare capaci di rafforzare l'adozione di comportamenti che non siano in contrasto con le norme vigenti. E' facile dire che per sostituire l'alcol occorre il teatro, la musica e la cultura ma se, ad esempio, non esistesse il divieto di superare i 130 km/h in autostrada ognuno si sentirebbe legittimato a rischiare e far rischiare la vita a sé stessi e agli altri. La complessità dei comportamenti umani necessità di valutazioni e risposte complesse e ponderate e soprattutto ispirate al senso di precauzione a cui la ricerca indipendente per prima si ispira. Soprattutto per l'alcol - e per il vino in particolare speso richiamato dal Prof. Veronesi, molti miti vanno sfatati: l'alcol non è per tutti e a fronte dei molti rischi pochi benefici emergono portando sempre e comunque ad un saldo negativo per la salute e la sicurezza.
ALIA non è per la cultura proibizionista ma rigorosamente incline ad una collettività responsabile e consapevole che possa contare sempre su un'informazione oggettiva non legata ad interessi commerciali o economici e libera da pressioni da parte del mondo della produzione; l'indipendenza è il valore che legittima la scienza nel suo ruolo guida, valore che va controllato, ricercato e privilegiato per quanti tutelano la salute degli individui. Operare per la salute pubblica e generale significa avere, certo, strutture di eccellenza e di ricerca, ma questo non è sufficiente. Non dimentichiamo che il livello di benessere di una società è maggiore quando gli stili di vita, i comportamenti e la consapevolezza dei cittadini è più alta e
diffusa. Questo valore si lega alla capacità degli operatori, a tutti i livelli, di poter dichiarare, senza vincoli, quello che, allo stato attuale degli studi è corretto o meno evitando di esprimere rispettabili opinioni e privilegiando un approccio scientifico coerente con il ruolo svolto rendendosi sempre aperti e disponibile ad un confronto nella comunità scientifica di cui ALIA fa il suo principio ispiratore.
Cordiali saluti,
Prof. Valentino Patussi