Lettera: piu' vino, meno superalcolici significa strade piu' sicure
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Lettera: Egregio direttore,
un'attenta analisi dei comportamenti giovanili in rapporto al consumo di alcol, mi porta ad una sintesi lapidaria ma basata su dati incontestabili: se il vino fosse più di moda, ci sarebbero meno incidenti stradali.
Secondo i dati Istat, per fortuna solo il 2,09% degli incidenti stradali è frutto di guida in stato di ebbrezza, ma questo è dovuto in stragrande maggioranza ai superalcolici. Non possiamo stupircene, visto che i consumatori di aperitivi, amari e superalcolici risultano in costante aumentano nell'ultimo decennio, essendo passati dal 39,5% del 1998 al 42,5% del 2006 con un trend tutt'ora crescente. Invertire questa tendenza, con una compagna d'informazione volta a promuovere il vino in alternativa ai superalcolici, aumenterebbe la sicurezza sulle strade. Il vino ha in media 11-12 gradi, contro la gradazione molto più elevata di bevande e cocktails consumati nei locali. Inoltre, l'eccezionale pregio e varietà dei vini italiani consente ampia scelta per un'educazione al gusto, e rende possibile una crescita culturale volta a privilegiare la qualità a scapito della quantità . I giovani sono più sensibili e ricettivi di quanto si pensi: passare dallo sballo e dall'ubriacatura alla degustazione è possibile, se fa tendenza. Il limite attuale di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue corrisponde a due bicchieri di vino inferiore agli 11 gradi, un rosso no strutturato o uno spumante: molto meglio che ingurgitare intrugli ad alta gradazione e di dubbia provenienza.
Superfluo aggiungere che mentre il vino poggia su secoli di storia e sul lavoro di migliaia di produttori, i superalcolici non appartengono alla nostra tradizione culturale.
Un'ottima occasione per coniugare difesa dei produttori italiani e prevenzione degli incidenti.