Libertà dal bicchiere...riflessioni sul bere giovanile
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Per un ragazzo il bere ha un valore simbolico e psicologico, così come per il primo pacchetto di sigarette. La sensazione di
entrare a far parte in questo modo nel mondo degli adulti, di essere e sentirsi più liberi e indipendenti. Come diceva un
ragazzo in una inchiesta : «Bere,...ti fa sentire adulto». L'alcol diventa quasi una «pozione magica» che ti dà senza sforzo
quell'extra di cui hai bisogno per sentirti forte, coraggioso, super. Quasi sempre l'iniziazione alla bottiglia avviene in
gruppo, dove ogni adolescente trova risposta al suo bisogno di socializzare, di evadere, di costruire la propria identità.
Insomma i ragazzi bevono per sentirsi grandi, abusano di alcol per essere accettati dal gruppo, si ubriacano per essere
trasgressivi e muoiono da imbecilli, perché non sono più padroni di se stessi. In realtà non bevono, piuttosto sono bevuti
dall'alcol. Si stanno poi diffondendo mode pericolose, come gareggiare in vere e proprie maratone alcoliche: una forma di
bulimia che porta a bere fino al vomito, per poi ricominciare. Un altro fenomeno, chiamato binge drinking, consiste nell'
assunzione esagerata e compulsiva di alcol, fatta spesso in solitudine. Una sorte di sindrome di cui soffre anche stando ai
dati il 5% dei maschi italiani e il 2% delle femmine: tre o quattro volte al mese ci si stordisce con l'alcol. I giovani così
non sanno di andare incontro a conseguenze terrificanti (una vita piena di guai). L'abuso di alcol provoca un aumento della
mortalità in molte malattie, dalla cirrosi epatica, allo stesso alcolismo, alle psicosi di origine alcolica, alle miopatie
alcoliche, polinevriti, gastriti, apoplessia cerebrale ecc..; ed è all'origine di comportamenti devianti e violenti, di
suicidi, crimini familiari, esclusioni sociali e di incidenti stradali mortali (le cosiddette stragi del sabato sera). Le
cause? Molteplici. Tra cui il disagio esistenziale e la fragilità psicologica di chi affronta l'insostenibile leggerezza
della propria vita con mezzi pericolosi come l'alcol. Il fatto poi di vivere in una società consumistica, che spesso ti mette
a disposizione il denaro ma non l'educazione ai valori facilita l'abuso alcolico. E la pubblicità. Inutile nasconderlo. E' un
martellamento pressante, subdolo, suadente, senza scampo. Fatto sui figli di una cultura edonista, radicale e individualista,
dove i desideri sono legge, dove prospera la cultura del rischio e del tutto è lecito,dove l'imperativo è la libertà di
auto/determinazione... fino all'auto/distruzione! Una cultura religiosamente indifferente, dove l'adorazione dell'io ha
scalzato l'adorazione di Dio. La sfida è proprio quella dell'educazione al valore della propria libertà fino al corretto e
responsabile comportamento davanti al bicchiere da bere, per non correre il pericolo di essere ‘bevuti' perdendo così la
propria dignità e la vita.
Sergio, sobrio e sereno quanto basta