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Lo sballo alcolico dei giovani: estrema prova di alienazione

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Lo sballo alcolico dei giovani non è "ribellione", è estrema prova di alienazione
Norberto Benemeglio
"Eyeballing" è l'ultimo rito che i giovani mettono in pratica durante il fine settimana. La metodologia è semplice: occhio ben aperto e vodka

versata come fosse collirio. In questo modo l'alcool entra in circolo più rapidamente; le conseguenze iniziano con un semplice bruciore ma

possono concretizzarsi in serie lacerazioni della cornea. Nelle ultime settimane nelle farmacie del centro storico di Roma sono aumentate le

richieste di colliri da parte di ragazzi.
Il mito del weekend alcolico cammina lungo le strade della città eterna. Il bere non è più azione quotidiana legata al pasto, ma diviene

evento concentrato in poche ore serali e indipendente dal consumo di cibo. La cultura del vino e dell'abbinamento dei sapori lascia spazio

alla forza del superalcolico e dello stordimento.
Assumere alcolici non è un piacere ma un mezzo per "essere", per acquisire una visibilità. Chi non beve non trasgredisce ed è fuori dal

gruppo. Sembrerebbe essere presente nella trasgressione una forte omologazione. Ciò che è fuori dalle regole sembrerebbe entrato in una

consuetudine giovanile.
Nessuna campagna moralizzatrice all'orizzonte. È nel diritto dei più giovani sperimentare e anche sbagliare. Ma è interessante capire cosa ci

sia dietro questo "mito dello sballo" che assume, secondo i momenti e le mode, le forme più impensate.
Nel rituale si cerca la rassicurazione di un modello da seguire. Questa società offre ai giovani il "modello dello sballo" per avere la

certezza di sapere dove si aggreghino le nuove generazioni. Non importa quali siano i rischi. Il tentativo è quello di esorcizzare i momenti

critici e di riflessione sulla struttura di una società che menti giovani potrebbero avere. Precisiamo che i ragazzi accettano di buon grado

questo tipo ideale. Ma questo nuovo mito lascia delle perplessità.
Assistiamo ad un processo di alienazione, di straniamento che abbandona ogni interiorità. I ragazzi, come tutti, vivono una forte

accelerazione del ritmo della vita. Nella società attuale assistono a stravolgimenti in tempo reale; "un cupo senso di tensione e di

nostalgia senza meta... un impulso irresoluto sotto la soglia della coscienza", per dirla con le parole di Georg Simmel.
La ricerca spasmodica di un appagamento tramite stimoli ed emozioni continue pone i giovani in una perenne oscillazione fra stati d'animo

interiori estremi: è la nevrastenia delle nuove generazioni. Una suscettibilità che rende, per converso, socialmente immobili e ottunde

proprio perché ripetitiva: si diventa incapaci di elaborare sensazioni e opinioni con l'energia richiesta.
Creare una generazione che rifiuta di reagire per spirito di assuefazione ai contenuti e alle forme apparenti della società moderna.
Creare la subcultura dello stimolo fine a sé stesso serve a incanalare e ad affievolire quel desiderio di confrontarsi dei giovani con la

società, denso, significativo e spesso drammatico. Un raffronto che ha caratterizzato storicamente il rinnovamento sociale e che potrebbe

sfociare anche nella contestazione costruttiva delle istituzioni stesse; discussione che è bene affievolire! Indebolire l'importanza di una

partecipazione emotiva profonda. Rendere i giovani disillusi: blasé.
Il mito della "ribellione dello sballo" è falso e si rischia di rimanere impigliati nei mezzi della trasgressione perdendo però il fine della

contestazione ad un sistema sociale. Molti giovani stanno dicendo "no" affermando solamente il proprio egocentrismo senza una critica più

ampia al sistema attuale.
"L'uomo in rivolta" di Camus, che negando afferma la sua forza alternativa, è lontano. Piuttosto sembra di vedere un giovane uomo che urla e non è sentito, ma - ciò che è più drammatico - neanche lui si ascolta.