Lucca: locale pieno, stop ai cocktail per evitare multe
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I bar devono avere personale esterno per controllare i clienti
IL TIRRENO 14 giugno 2009
Ci sono difficoltà da superare per questo regolamento dei pubblici esercizi: i gestori sono caricati di un eccesso di ruolo
LUCCA. C'è un modo per evitare multe per schiamazzi o consumo di «alimenti e bevande» fuori dai locali. Per il Comune, i titolari dei pubblici esercizi devono dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il disturbo alla quiete pubblica: devono avere persone a controllare che i clienti mangino e bevano nell'area di pertinenza del locale; devono smettere di servire quando il locale è pieno, sia fuori che dentro.
Solo quando si sono organizzati in questo modo e i rimedi anti-schiamazzi si sono rivelati inefficaci, allora i gestori dei bar sono autorizzati a chiamare la forza pubblica, vigili in primo luogo. Questo, in sostanza, è quanto la pubblica amministrazione comunica a una ventina di imprenditori intervenuti al confronto diretto sul nuovo regolamento dei pubblici esercizi. Una riunione che si è chiusa con un rinvio della discussione (e forse delle decisioni) a martedì. In questi giorni, così, le categorie avranno modo di formulare controproposte e osservazioni che ci saranno di sicuro perché, come ammette Emanuele Pasquini, direttore di Confesercenti, «ci sono difficoltà da superare su questo regolamento». E i problemi, precisa, riguardano proprio l'articolo sulle sanzioni previste in caso di problemi per il disturbo alla quiete pubblica.
«Il fatto - esordisce Pasquini - è che il Comune chiede al gestore una serie di impegni complessi, visto che pretende il controllo sul cliente dopo che è avvenuta la somministrazione. È vero che il Comune precisa che l'applicazione delle sanzioni è una questione di interpretazione del regolamento, ma questa interpretazione è legata alla capacità degli imprenditori di mettere in atto comportamenti che non lo rendano responsabile di eventuali problemi che si creino quando i ragazzi consumano il cocktail fuori dall'area in concessione al locale». Questi comportamenti - conferma Pasquini - coincidono con il posizionamento di personale all'esterno del bar per controllare i clienti, con la decisione di interrompere la somministrazione di alimenti e bevande quando i clienti affollano sia l'interno che l'esterno del locale e con il chiamare la forza pubblica. Per Pasquini, sono molte le controindicazioni di questi comportamenti: intanto il personale addetto al controllo del cliente non ha alcun potere reale per imporre a una persona di spostarsi a consumare dentro il perimetro in concessione al locale; in secondo luogo, se anche può cessare la somministrazione, non cessa «la vendita da asporto. Questa vendita, comporta che il cliente prenda il prodotto confezionato (una bottiglia chiusa, una lattina sigillata) ma una volta effettuata il titolare del bar non può dire al cliente di non bere in una piazza. Perciò - insiste Pasquini - i comportamenti suggeriti dall'amministrazione gravano di un eccesso di ruolo il gestore del locale». Il quale - prosegue il direttore di Confesercenti - sarebbe costretto ad accollarsi l'onere di contenere «il fenomeno dell'aggregazione, sempre più spostato verso l'esterno: su questo, semmai, il Comune si dovrebbe interrogare».
Tutto questo, però - assicura Pasquini - non significa che le categorie non vogliano collaborare: «Solo che vogliamo farci carico di quello che ci compete. Ad esempio garantire che da mezzanotte all'una non ci siano schiamazzi nei locali. Oltre mi sembra difficile andare».
L'importante, però - sottolineano le categorie - alla fine è non lasciare troppo spazio all'interpretazione, per non scivolare nell'arbitro. «Il problema dell'interpretazione - osserva Benedetto Stefani, presidente dei ristoratori Ascom - è che l'interpretazione della norma non deve portare il Comune ad avere atteggiamenti repressivi nei confronti dei gestori. Anzi. L'Ascom è consapevole della necessità di trovare un punto di equilibrio con i residenti, tanto da invitare tutti i comitati a farsi avanti e a partecipare alle riunioni dell'associazione. Ma gli interessi dei due gruppi - imprenditori e residenti - devono coesistere, senza sopraffazioni».