Lucca: multare i clienti, non i gestori
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Le colpe dei clienti non possono ricadere sui gestori dei pubblici esercizi. Cecilia Carmassi, consigliere comunale del Pd, attacca ancora una volta i punti deboli del regolamento dei pubblici esercizi. «Il problema del degrado provocato dagli avventori dei locali nelle strade - scrive Cecilia Carmassi - mette in risalto incoerenze e responsabilità che sono del Comune». L'ultimo caso sollevato è quello di una pizzeria in Fillungo che si trova davanti alla chiesa di San Cristoforo, il cui sagrato viene usato come tavolo e anche come pattumiera: «Il fatto che questa volta si ragioni di un locale autorizzato ad effettuare la "vendita al taglio" rende ancora più evidenti alcuni problemi che avevo già sollevato. Uno degli errori di fondo è che si vuole rendere responsabili i gestori dei locali per comportamenti dei clienti che in realtà non sono vietati dalla legge. Un esempio: non è vietato uscire da un locale con una bottiglia di birra o d'acqua in mano e consumare sulla pubblica piazza. Il cliente sorpreso dai vigili sulla pubblica piazza mentre beve, quindi, non può essere multato: allora cosa dovrebbe fare e con quali poteri il gestore del locale verso un cliente che, una volta pagata la consumazione, volesse uscire? Niente di più che pregarlo di restare nel locale spiegando che questa amministrazione non gradisce persone in strada». Cecilia Carmassi ricorda anche che non è neppure vietato per legge sedersi sugli scalini di una chiesa o monumento per bere una bibita o mangiare un panino o un pezzo di focaccia «Allora - si domanda - come potrebbe il gestore del locale che ha venduto il panino o la focaccia impedire all'acquirente di sedersi sullo scalino solo perché è davanti al suo locale? Non è neanche vietato riunirsi nella pubblica via per ritrovarsi tra amici e chiacchierare: quindi, come potrebbe il gestore di un pubblico esercizio impedire a chi ha consumato di restare a parlare per strada?. Il regolamento, quindi, impone ai gestori di verificare che gli avventori non facciano cose (sedersi sugli scalini, creare assembramento) che in realtà nessuna norma impedisce agli avventori stessi. Il Comune deve recuperare su tutta questa vicenda un minimo di serietà e coerenza».Chi getta le carte a terra, però - sottolinea Cecilia Carmassi - può essere multato dai «vigili, non dai titolari di locali. Se c'è chi vuole impedire il consumo di alimenti (cibo e bevande) nelle piazze e vie cittadine allora che esca allo scoperto e lo dica pubblicamente. Se c'è chi vuole un divieto di seduta su scalini di chiese e monumenti si faccia avanti e spieghi a tutto il mondo che questa è l'unica città in cui non ci si siede sugli scalini, e lo spieghi in tutte le lingue e precisi che a Lucca è possibile fare merende o bere una bibita solo sedendosi al tavolo di un bar o di un ristorante». Per il consigliere del Pd, però, il vero compito del Comune sarebbe di «vigilare su chi le regole le infrange veramente: dagli orari di chiusura dei locali, al livello della musica per quanto riguarda i gestori, e per quanto riguarda i clienti dall'ubriachezza molesta, al disturbo della quiete pubblica, all'abbandono di cartacce fuori dei contenitori, che però dovrebbero essere aumentati».