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"Ma perché i locali pubblici servono alcol ai minorenni?": lo sfogo di una madre

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"Ma perché i locali pubblici servono alcol ai minorenni?"
Lo sfogo di una mamma che per due volte ha constatato che alla festa in un locale pubblico, alla quale partecipava anche il figlio, servivano alcolici a ragazzini di 15 anni. E' un caso raro, oppure no?


Egregio direttore,
sono arrabbiata, davvero molto. E' la seconda volta che mio figlio, 15 anni, partecipa a una festa in un locale pubblico (due luoghi diversi) nel tardo pomeriggio e per ben due volte mi racconta che molti dei suoi compagni hanno bevuto qualunque cosa capitasse a tiro: cocktail alcolici a base di vodka, rum alternati a birra. Spesso perdono subito il controllo della situazione, perché non sono abituati a bere. Mio figlio, almeno per ora, non ama l'alcol ma non sono certo io che gli proibirò di bere: conosco il piacere che dà sorseggiare qualcosa, anche solo un buon bicchiere di vino, stando in compagnia. Ma 15 anni sono davvero pochi.
La mia domanda è questa: ma perché chi gestisce questi locali (di cui per ora non faccio i nomi) serve da bere ai minorenni? Mi pare di capire che tutti sappiano benissimo quali sono i posti in cui "nessuno si fa scrupoli" e quindi sono quelli più frequentati dai ragazzini.
Non mi interessa fare la morale: non voglio entrare nel merito dell'educazione dei figli, è un discorso troppo complesso e io non ho da dare lezione a nessuno. Ma chiederei solo si rispettasse la legge che vieta vengano serviti alcolici ai minorenni. Poi lo so benissimo che esistono le feste private e che i ragazzi possono comprarsi bottiglie di vodka al supermercato. Ma quello è un altro discorso: lì entrano in gioco le famiglie e il loro ruolo (difficilissimo) di controllo. Fermo subito ogni tipo di contestazione: gli incontri con gli amici erano alle 18.30/19 di sera e il rientro fissato intorno alle 22. Non smetterò di far uscire mio figlio, ma non smetterò neppure di pretendere che i baristi rispettino le regole.
Carla, Varese


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)