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Marijuana made in Italy: si diffonde la produzione "domestica"

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La risposta alla crisi? Marijuana made in Italy

Si fa in serra, sul terrazzo, nei campi dell'azienda di famiglia.

È la crisi, bellezza. Un arrestato, un giardiniere di 41 anni che coltivava egregiamente in un terreno scosceso fuori Bolzano alcune centinaia di piante di marijuana, l'ha spiegato candidamente agli agenti: «C'è la crisi e ho parecchi debiti».


Dati ufficiali alla mano, da un anno all'altro si sono impennati i sequestri di piante di cannabis nel nostro Paese. Su 23.103 operazioni antidroga effettuate nel corso del 2010, quelle che hanno riguardato piante di cannabis sono state 1.208. Erano un numero risibile fino a qualche tempo fa. I sequestri sono aumentati del 1.290 per cento in un anno. L'autoproduzione di marijuana in casa sta diventando un fenomeno sociale.


Per combattere la crisi, dunque, qualcuno ha malinteso accorciare così la filiera. Si moltiplicano infatti i sequestri di poche piantine tirate su a fatica tra i gerani del terrazzo. Il caso forse più ridicolo riguarda un giovanotto romano che
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coltivava nove piante sul balcone in via delle Fornaci, a pochi passi dal Vaticano: un ramo s'è spezzato ed è caduto tra i piedi di un carabiniere che passava di lì e che ha riconosciuto l'inconfondibile foglia lanceolata. È bastato alzare gli occhi e sono arrivati all'attico del «coltivatore diretto». E c'è perfino chi ha riconvertito l'azienda agricola di famiglia.


In una masseria calabrese, a Rosarno (Reggio Calabria), i carabinieri hanno smantellato una vasta piantagione in serra di 4.785 piante, arrestando i proprietari dell'azienda agricola, marito e moglie, Domenico Gallizzi, di 73 anni, e la moglie Giuseppina Carlo, di 49. In un primo tempo avevano trovato altre 2.500 piante di canapa alte 2 metri e arrestato un figlio della coppia.


In un altro caso, a Vetralla (Viterbo), un'azienda di 13 ettari specializzata in prodotti ortofrutticoli ha riconvertito la produzione da patate, carote, pomodori e cetrioli alla marijuana. I carabinieri hanno trovato un'attrezzatissima serra allestita in una grotta naturale con lampade, umidificatori, trasformatori e prese temporizzate, in cui erano state messe a dimora 70 piante di cannabis, già adulte, hanno sequestrato quasi trenta chilogrammi di marijuana e hanno ammanettato i tre, che si sono difesi dicendo di averlo fatto per sbarcare il lunario. L'erba veniva venduta sia all'ingrosso che al dettaglio, addirittura incellofanata in confezioni da 5, 10 e 20 grammi, con tanto di logo.


C'è chi poi lo fa alla grande. Agenti della Forestale hanno scoperto un'intera collina coltivata a canapa indiana a Caulonia (Reggio Calabria): durante l'operazione sono state sequestrate 5.400 piante. Il record è dell'autunno scorso, quando a Lentini (Siracusa) la Guardia di Finanza ha trovato una piantagione di canapa indiana di 5 mila metri quadrati, con oltre 53 mila piante, per un peso complessivo di 57 tonnellate. Uno dei più grandi sequestri di piante di canapa indiana mai effettuato.


I sequestri dunque stanno aumentando in misura esponenziale. Ma nulla era stato mai visto come l'operazione di due giorni fa a Roma, quando in un tunnel abbandonato della Casilina, adibito da decenni a fungaia, la Finanza ha scoperto sette ettari coltivati a cannabis con lampade alogene, impianti di irrigazione, serbatoi ipogei. Valore del raccolto essiccato: 3 milioni di euro. E si capisce perché più di un agricoltore stia abbandonando gli scrupoli. Ma arrivano tardi: in Albania la coltivazione della marijuana dilaga. Nei giorni scorsi, a Lazarat, un villaggio dove le piante si trovano nei cortili di quasi tutte le case e fruttano decine di milioni di euro ai trafficanti, i poliziotti sono stati presi a fucilate.


FRANCESCO GRIGNETTI, LA Stampa.it


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)