Meno alcol ai party aziendali, la cura Microsoft
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Meno alcol ai party aziendali, la cura Microsoft
Divertitevi, ma non troppo. È il messaggio che prima della stagione delle feste natalizie la Microsoft ha inviato ai suoi dipendenti. La
ragione, un party ad Atlanta durante il quale - è emerso nel corso di una battaglia legale all' Alta corte di Londra - diversi dirigenti
avrebbero esagerato con l' alcol e fatto avances poco apprezzate. La Microsoft, come ha sottolineato ieri il Sunday Telegraph , ha sempre
negato che la condotta dei suoi dipendenti sia stata meno che esemplare, ma con l' arrivo del Natale ha colto l' occasione di aggiornare il
codice etico. «Anche in assenza di un obbligo legale vero e proprio - si legge - la Microsoft si aspetta che organizzatori e partecipanti a
feste usino buonsenso e giudizio quando sono servite bevande alcoliche». Ecco, poi, qualche consiglio. Molto meglio, sottolinea il codice,
bere a stomaco pieno: «Se ci sono alcolici va servito cibo, ai partecipanti si chiede di moderare il consumo, mentre gli sponsor dovranno
assicurarsi che ci sia un metodo di trasporto alternativo». Chi ha bevuto troppo deve smettere e assolutamente - può sembrare ovvio, ma
ricordarlo non fa male - non si metta al volante. Stando a quanto ha riferito il Telegraph , il messaggio è stato inoltrato ai dipendenti da
Robert Youngjohns, presidente del settore nordamericano di Microsoft, ma sarebbe soprattutto la parte inglese del gigante a necessitare di
qualche avvertimento. Al centro della causa di quest' estate c' era infatti Simon Negus, un dirigente che sostiene di essere stato licenziato
senza giusta causa dalla Microsoft. Facendo causa al gruppo ha rivelato abitudini e comportamenti spesso osceni di suoi colleghi con casi di
donne costrette a scappare sotto protezione. Lo stesso Negus è accusato di aver baciato una collega durante la festa di Atlanta e di aver
molestato diverse altre donne. Per i dipendenti inglesi, la causa ha rappresentato una fase difficile. «A nessuno piace sentir parlare dei
propri colleghi in questo modo», ha sottolineato Scott Dodds, a capo del settore marketing e vendite. «Ci siamo rimasti tutti male, siamo
stati costretti a esaminare il nostro comportamento, ma ci sentiamo un gruppo compatto, dove regnano professionalità e rispetto, non
riconosciamo quanto raccontato in tribunale». Il Telegraph , invece, sostiene di aver raccolto le testimonianze di decine di dirigenti che,
in forma anonima, hanno sottolineato che il caso di Atlanta non era che la punta dell' iceberg. Ben venga, quindi, il nuovo codice etico.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)