"Mente In Pace": problemi alcolcorrelati e suicidio
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La relazione tra suicidio e problemi alcolcorrelati è ampiamente nota alla letteratura internazionale e alla pratica clinica. Secondo Edwards, Marshall e Cook: "Il rischio di suicidio nella vita di un alcolista è stato in passato valutato attorno all'11-15%", tale dato è abitualmente riportato in tutte le trattazioni manualistiche del problema e risale a una discussione dettagliata condotta da Murphy e Wetzel . Gli studi, da cui sono stati ricavati questi valori, sono stati criticati per aver utilizzato metodi discutibili, che avrebbero portato a una sopravvalutazione del rischio. Oggi si ritiene secondo gli stessi Autori che nei Paesi occidentali e negli Stati Uniti il rischio è contenuto nel 3-4% e comunque fra le 60 e le 120 volte maggiore rispetto a quello della popolazione generale. In uno studio prospettico, durato trent'anni, condotto su 1312 alcolisti, è stato trovato che 88 (cioè il 16%) dei 537 decessi erano suicidi certi. La considerazione del rapporto tra rischio di suicidio e alcolismo limita l'osservazione a una frazione della popolazione con problemi alcolcorrelati particolarmente compromessa. Con tutta probabilità l'uso dell'alcol è coinvolto in un percentuale ben maggiore dei suicidi, a causa della compresenza nelle persone con problemi alcolcorrelati di tutta una serie di fattori di rischio per il suicidio quali la presenza di un disturbo depressivo (primario, secondario o comprimario che sia): la solitudine, la ridotta presenza di sistemi di supporto psico-sociale, la disoccupazione, una patologia medica grave coesistente . Secondo Sadok e Kaplan le dimensioni si dilatano in maniera allarmante se consideriamo la compresenza dell'alcol come 'facilitante' dell'atto suicidarlo presente in circa il 50% dei casi di tutti i suicidi. In Italia per ragioni culturali il problema è sottovalutato: da una parte il nostro paese rientra tradizionalmente nei cosiddetti "paesi a basso tasso suicidario" (<10 casi/100.000 abitanti), dall'altra il nostro paese è un grande produttore viti-vinicolo con una cultura del bere profondamente radicata, quella della "dieta mediterranea", a cui si associano soprattutto nei giovani 'stili potatori' internazionalizzati. Mentre il tasso di suicidio è aumentato su scala internazionale nell'ultimo decennio, in Italia è rimasto stabile. Nel 2001 è stato di 11,1 nei maschi e 3,3 nelle femmine. Le regioni più colpite sono quelle alpine (Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino A. Adige) e la Sardegna rispetto al Sud del paese. La Toscana si colloca in una zona intermedia con un tasso
di 10,6 nei maschi e 3,2 nelle femmine [6], lievemente sotto la media nazionale.