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Milano: guerra all'happy-hour

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MILANO - A Milano, la patria italiana dell'happy hour, il processo ai drink prima di cena è già iniziato con l'Assessore alla Salute che stigmatizza l'abitudine di moltissimi milanesi più e meno giovani e, dall'altra parte, commercianti che si sentono il parafulmine su cui scaricare divieti vari. A guardare gli studi scientifici, però, ci sarebbe da dare ragione a chi vorrebbe mettere un freno alla moda degli aperitivi alcolici: secondo una ricerca in uscita a novembre su Alcoholism: Clinical and Experimental Research, infatti, i drink a prezzo ridotto che caratterizzano spesso l'offerta dell'happy hour possono fare parecchio male ai ragazzi, spingendoli ad alzare troppo il gomito.
STUDENTI FUORI DEI BAR - Il risultato dello studio è chiaro: se i drink sono scontati, i giovani bevono di più e si espongono a un maggior rischio di intossicazione da alcol; se gli alcolici sono a prezzo pieno, i ragazzi li acquistano lo stesso ma si moderano, se non altro per non svuotarsi del tutto le tasche. Insomma, gli incassi del bar non hanno flessioni, ma ci guadagna la salute degli avventori: questa almeno è la convinzione degli autori della ricerca, già disponibile online. I ricercatori, medici all'università della Florida, hanno esplorato una realtà americana, ma il dato appare traducibile ovunque: là si tratta di bar vicini ai college, che praticano la politica dei prezzi ribassati sostenendo che si tratta di innocuo marketing per attirare gli studenti e consentire anche ai più squattrinati il piacere di un drink; in Italia lo stesso risultato si potrebbe probabilmente ottenere guardando che succede in pub e locali che offrono l'happy hour, gli alcolici scontati in orari ben precisi, spesso all'ora dell'aperitivo. E qualcuno forse potrebbe davvero provare a fare come Ryan O'Mara e i suoi collaboratori, che si sono appostati fuori dai bar vicini al loro college per 4 sere di fila intervistando i ragazzi che ne uscivano e misurando loro il livello di alcol con la prova del palloncino. I ricercatori chiedevano agli studenti quanti e quali drink avevano bevuto e quanto li avevano pagati, per arrivare a calcolare il costo per grammo di alcol per ciascuno. Esempio: un ragazzo aveva bevuto 5 birre, per un totale di 56 grammi di alcol, spendendo 5 dollari. Costo al grammo, circa 9 centesimi; esito del test del palloncino, alcolemia a 0.8 grammi/litro, ovvero al di sopra del limite oltre cui negli Stati Uniti scatta la guida in stato di ebbrezza (da noi la soglia è 0.5 grammi/litro). Secondo esempio: un ragazzo aveva bevuto un solo drink per 14 grammi di alcol, prezzo finale 4.44 dollari; prova palloncino superata ampiamente, con valori al di sotto dello 0.2 grammi/litro.
IL PREZZO CONDIZIONA - «Chi aveva esagerato e si era francamente ubriacato, registrando al palloncino livelli pari allo 0.16 per cento di alcol, aveva pagato ogni bevuta meno di due dollari - racconta O'Mara -. Per ogni incremento di un dollaro e 40 centesimi del prezzo di ciascun drink, si riduce del 30 per cento il rischio dei ragazzi di ubriacarsi o comunque oltrepassare la soglia della guida in stato di ebbrezza». Morale, più cara è la bevuta, meno probabile è uscire dal bar poco sobri. Non si sorprende John Clapp, direttore del Center for Alcohol and Drug Studies dell'università di San Diego, che osserva: «Il fatto che all'aumento dei prezzi si associ un minor rischio di intossicazione da alcol è plausibile: è vero nella popolazione generale, a maggior ragione fra i più giovani che in genere hanno disponibilità economiche limitate. Per questo i listini dei bar frequentati dai ragazzi contano eccome». Secondo gli autori gli studenti sono fra le categorie più sensibili al low cost al bar, ma in tempi di recessione economica è assai probabile che non siano i soli. «Vogliamo verificare se vi siano altri gruppi con la stessa tendenza a risparmiare sui drink - conferma O'Mara -. Nel frattempo però vorremmo che i gestori dei bar capissero che ribassare i prezzi non è una scelta opportuna per la salute pubblica. Molti affermano che gli sconti sono una politica necessaria perché altrimenti i ragazzi non consumerebbero, ma non è così: i dati raccolti indicano che gli studenti acquistano anche drink un po' più cari e, se pagano un po' di più per ciascuna bevuta, si auto-limitano e hanno meno probabilità di ubriacarsi».
I PERICOLI DEL COMINCIARE A BERE PRESTO - Tutto questo mentre vengono pubblicate continue conferme degli effetti poco salutari dell'alcol, in particolare nei giovanissimi: sui Proceedings of the National Academy of Sciences, ad esempio, una ricerca dimostra che l'abuso di alcolici durante l'adolescenza ha un effetto negativo sulle capacità decisionali una volta diventati adulti. Gli esperimenti sono stati condotti sui ratti, nei quali è emerso chiaramente che le bevute in giovane età disturbano il cervello al punto di minare il modo con cui poi si prendono le decisioni in seguito, rendendo ad esempio più probabili scelte rischiose una volta diventati adulti. E un'ulteriore ricerca in uscita a dicembre su Alcoholism: Clinical and Experimental Research, già disponibile online, rincara la dose: quanto più si comincia a bere presto, tanto maggiore è il rischio di dipendenza dall'alcol in futuro. Lo studio sottolinea che è pericolosissimo assaggiare i primi alcolici a meno di 15 anni, cosa che accade meno di rado di quanto si pensi: in Italia, secondo i dati ISTAT del 2008, il 17 per cento degli under 15 ha consumato almeno una bevanda alcolica (il 19,7 dei maschi e il 15,3 per cento delle femmine). Gli under 15 che già bevicchiano rischiano più degli altri di passare da bevute occasionali, «normali», al bere problematico e all'abuso: secondo gli autori i drink da teenager potrebbero anche modificare lo sviluppo cerebrale e l'espressione dei geni «di vulnerabilità», che correlano con la comparsa di dipendenza dall'alcol. Quale che sia il motivo, c'è indubbio accordo sul fatto che l'alcol faccia male ai giovani. E quindi tutte le politiche che possano disincentivare il bere, compreso il no agli sconti sugli alcolici nei locali frequentati dai ragazzi, dovrebbero essere prese in seria considerazione.