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Milano: Movida, l' allarme di bar e locali

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PER rialzare la testa, i gestori dei locali sperano nell' estate. Cercano conforto alle casse sempre più vuote nello struscio all' aperto, nell' isola pedonale partita sui Navigli, nelle prime ferie in città. La crisi si abbatte anche sulla movida: meno gente in giro, scontrini sempre più magri, l' aperitivo che diventa una cena low-cost. Il dato sugli incassi nell' ultimo mese, per bar e locali notturni, parla chiaro: meno 33 per cento rispetto allo stesso periodo dell' anno scorso. Lo ha rilevato Epam - Unione del Commercio, che rappresenta 2.200 gestori di Milano. «Se vogliamo tirarci fuori dalla crisi dobbiamo alzare la qualità e abbassare i prezzi - dice Giuseppe Gissi, il vicepresidente- lo scenario non consente ottimismo». Nel suo locale, il Puerto Alegre sui Navigli, Gissi ha addirittura tagliato i prezzi del 30 per cento. Gli affari vannoa rilento ovunque, dalle Colonne di San Lorenzoa corso Como, dai Navigli al Ticinese. Chi paga più caro sono i bar del centro (-50 per cento) penalizzati anche dal regime ridotto di Malpensa - sostengono i gestori - che ha allontanato i turisti. E se la sera si guadagna meno, non va meglio durante il giorno: il 19 per cento delle entrate a pranzo e colazione sono andate in fumo nell' ultimo anno. Si salva solo il distretto dell' Arco della Pace, frequentato da chi nonostante tutto ha sempre soldi da spendere in birra e mojito. Le Colonne di San Lorenzo sono una delle zone più in difficoltà: «Cerchiamo di sopravvivere senza alzare i prezzi ma gli incassi serali sono dimezzati - denuncia Pino, gestore del Todos a Cuba - i portafogli sono sempre più vuoti, lo vedo soprattutto la mattina. Di 80 brioche che vendevo l' anno scorso, ora ne servo venti». In Brera, il 30 per cento di calo si vede dai cocktail al tavolo, sempre più risicati: «Chi ne beveva due o tre oggi si ferma al primo - rimpiange Giuseppe Carangella, gestore del Montmartre, da 35 anni nel quartiere - i giovani qui sono sempre più rari». Tra i gestori c' è chi ha tentato la politica dei prezzi bassi, con qualche risultato: «Da qualche mese abbiamo abbassato da 7 a 6 euro il prezzo della birra in happy hour, e abbiamo aumentato le portate a buffet - dice Amedeo El Negro, gestore del New Art Café, in via Brera - la gente all' aperitivo viene sempre più spesso per cenare risparmiando». Calo di presenze e consumazioni anche in zona corso Como. Anche lì il fatturatoè sceso di un terzo: «Oggi il cliente sta seduto al tavolo per ore e prende un drink solo - allarga le braccia Lorenzo, barman e socio del Novecento - i fusti di birra sono scesi da dieci a sette alla settimana». La crisi rende sconveniente la selezione all' ingresso: «Non possiamo permetterci di rifiutare clienti - aggiunge Lorenzo - per questo abbiamo dovuto rafforzato la vigilanza». Anche dall' altro lato della piazza, in corso Garibaldi, la situazione non è delle migliori: «Tranne il giovedì negli altri giorni si lavora molto meno - osserva Mario, responsabile del Radetzky Café, in largo la Foppa - nel weekend c' è ancora un buon giro all' aperitivo, ma non dopo cena: prima di mezzanotte c' è poca gente. E si incassa un terzo in meno a colazione ea pranzo». Stessa storia sui Navigli: «Solo la chiusura al traffico delle sponde può salvarci - dice Massimo Corradini, dietro il banco della Taqueria Pancho Villa, sull' Alzaia Naviglio Pavese - per dieci euro che incassavamo l' anno scorso, quest' anno ne portiamo a casa sette». Ai piedi dell' Arco della Pace, in controtendenza, i locali reggono il colpo. Living, Jazz café, Cream resistono grazie a sempre più gente che assicura incassi. «Forseè diminuito lo scontrino medio- osserva Fabio Acampora, socio del Living e presidente di Asco Sempione - ma all' aperitivo abbiamo avuto un vero boom, domenica soprattutto».