Milano: piu' alcol che multe
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I ragazzi beffano le misure anti-sballo e a mezzanotte si bevono...la linea dura
L'ordinanza del Comune sembra aver inciso sulla geografia del consumo di alcol. Sui Navigli, infatti, i divieti sono già dimenticati: basta infilarsi nelle stradine meno modaiole, ma anche in periferia nessun controllo. Piazza Ventiquattro Maggio, invece, è già zona franca
Milano, 1 settembre 2009 - Una e mezza di notte, piazza Ventiquattro Maggio. Paola, sedici anni tra qualche giorno, da Quarto Oggiaro ai Navigli per far serata con le amiche, secca la sua Caipiroska e si spalanca in un sorriso più imbarazzato che malizioso: "Visto? L'avevo detto".
Avvicinatasi al bancone, era stata rispedita indietro. Ma solo di qualche metro e solo perché prima di essere serviti al bancone bisogna passare dalla cassa e fare lo scontrino. Fatto quello, di nuovo al bancone, di nuovo un cocktail. Nessun documento d'identità da esibire.
Piazza Ventiquattro Maggio è già zona franca: l'ordinanza che vieta di vendere alcolici ai minori di sedici anni? Roba vecchia di un mese. Così, domenica notte, anche nei locali lungo i Navigli Grande e Pavese. Tra Paola e i drink solo lo scontrino.
Il vento, in fatto di alcol e minori, sembra essere cambiato, dopo l'ordinanza del Comune, solo lungo quel centinaio di metri che separano lo storico bar Rattazzo di via Vetere dalle Colonne di San Lorenzo. Solo qui, stando ai ragazzi, complice la chiusura di un locale proprio su corso di Porta Ticinese, i gestori non esitano a chiedere età e documento agli adolescenti.
Domenica sera, 'in Colonne', è successo a Marco Oriani: "Eppure ho 17 anni" protesta ridendo. "Ne abbiamo appena parlato - dice, accanto a lui, Gianluca Santamato -. Qui in Colonne, questo agosto, è andata così: i controlli ci sono stati". Più o meno severi: "A volte chi sta dietro al bancone si fida sulla parola" ammette più di un ragazzo. Così anche all'Arco della Pace. Chiedere, per credere, a Thiago Toscanelli: "La carta d'identità la chiedono sistematicamente".
Paola, domenica notte, non ha fatto tappa alle Colonne. Per effetto del provvedimento della Giunta, molti minori di sedici anni, ora, si tengono al largo dalle zone più assediate dalla movida, quelle in cui, puntuali come l'estate, sono esplose le polemiche che in parte la stessa ordinanza anti-alcol intende sopire.
Al largo dalle zone dove più alta è la probabilità di controlli ma non al largo dell'alcol. Per quello, per l'alcol, ora, 'i locali periferici sono la mossa'. Tradotto: in periferia, nessuno controlla. Asmara consiglia i locali di piazzale Susa o via Eustachi. Martina preferisce locali e discoteche di Porta Romana e corso Lodi. La ragione, in entrambi i casi, è la stessa: "Fuori da certe zone nessuno ti chiede niente. Si beve come si è sempre fatto".
L'ordinanza sembra aver inciso sulla geografia del consumo di alcol, non sul consumo. "Perché, è entrata in vigore?" chiede, con stupore, a proposito dell'ordinanza, un gruppo di ragazzini dalle panchine dei giardini di via Benedetto Marcello. "Qui tutto-tranqui come sempre".
Per gli irriducibili delle 'zone in', gli espedienti per consumare alcolici non mancano. Ne sa qualcosa Alessia, 17 anni, residente a Cambiago. "Da qualche settimana a questa parte - racconta - mi trovo tra le scatole ragazzini del mio paese con cui prima non uscivo mai. Sono sotto i sedici anni e si fanno trovare nei miei stessi posti per poter bere: al bancone, mandano me".
In caso di amiche meno pazienti di Alessia, ecco i venditori abusivi di birra appostati, termos o catini pieni di acqua, davanti ai locali. Prezzi bassi, 'rischio zero', una sola controindicazione: "Spesso - fanno sapere i ragazzi - la birra è calda".
di Giambattista Anastasio