Milano: questione cocaina, parla il dr. Gatti
Milano: questione cocaina, parla il dr. Gatti
È il vero libero mercato di Milano. Dove tutti hanno accesso a tutto, in base a tasca, censo, urgenza. Se una cifra può
essere indicativa, nel mare magnum del contrasto al traffico di cocaina (dove le indagini sono lunghe anni e l'attesa di un
blitz può essere prolungata di mesi), nei primi sei mesi del 2010 la polvere sequestrata a Milano da polizia, carabinieri e
finanza ammonta a oltre mezza tonnellata. Più di tutta quella tolta dal mercato nell'intero 2009. E se un altro numero può
dare il senso di quanto la domanda sia alta, sono più di 30mila a Milano i consumatori abituali di "bamba". Un esercito di
cocainomani che comprende sia quelli che assumono la sostanza solo durante il week-end, sia quelli che la pista se la fanno
più volte alla settimana. Per lavorare di più, non sentire lo stress e vivere alla grande.
Il secchiello e il mare. L'immagine dipinta dalle squadre narcotici delle varie polizie è l'intramontabile classico. La
pallina, i 90 grammi nel cruscotto dell'auto del chirurgo, il chilo imboscato dietro al semiasse dell'Audi, le tavolette di
pasta sciolte dietro la tela di un quadro. Una lotta infinita, in un mercato che sfama tutti, dove non c'è vera concorrenza
da almeno tre anni, da quando cioè le bande di ex paramilitari slavi hanno spostato le loro attenzioni su altre specialità
del crimine. Su piazza, le piazze per i consumatori da una sera e via, o per i disperati, i pusher gambiani detengono una
solida leadership, soprattutto d'estate: loro non tornano a casa, come i maghrebini. Li trovi nell'eterna via Padova e in
piazza Archinto, Barona e Sempione, con sporadiche puntate nei dintorni in corso Como e viale Pasubio, dove le insegne dei
locali sono spente, su appuntamento. Il cliente che può spendere e vuole qualità (leggi: purezza intorno al 50%) sa da tempo
che deve ricevere a casa. Più comodo, più elegante, più sicuro.
Tra i cocainomani che frequentano le discoteche alla moda, prevale il modello cosiddetto "glamour". Riconoscerlo è facile:
giacca blu con camicia bianca attillata e jeans. Perennemente abbronzati, al volante del Suv l'orologio d'oro griffato al
polso, "sono quasi sempre uomini tra i trenta e i quarant'anni, che, con l'uso della cocaina, hanno l'illusione di essere
forti e onnipotenti - spiega Riccardo Gatti, il direttore del dipartimento delle dipendenza dell'Asl - In realtà, dietro
questa immagine effimera, si nascondono storie drammatiche. Ci sono giovani brillanti, con carriere straordinarie, che si
bruciano con la cocaina e mandano a gambe all'aria lavoro e famiglia. E molti di loro, alla fine, hanno anche grossi problemi
sessuali".
Gatti, che da anni studia il mondo della tossidipendenza, spiega che la cocaina all'inizio dà a molti la sensazione di
toccare il cielo con un dito ma poi "ti tradisce rovinosamente". "Molti hanno bisogno di esperienze estreme per provare
ancora il piacere sessuale - racconta - ecco perché ricorrono alle escort, ai festini, all'alcol consumato insieme alla
cocaina". Solitamente si pensa che le piste di "bamba" siano un ottimo propellente ottenere grandi performance sessuali. Ma
non è così. E in più la coca moltiplica per cinque il rischio di infarto, tanto che ormai nei pronto soccorso di Milano,
quando arriva un uomo giovane con problemi al cuore, la prima domanda dei medici è: "Lei fa uso di stupefacenti?".
Secondo Gatti il modello del cocainomane "glamour" tuttavia "ha stancato ed è sul viale del tramonto". Adesso si fa avanti un
nuovo modello: il consumatore solitario, quello che si compra la bustina di coca e la consuma davanti al computer chattando
tutta la notte come un pazzo, facendo sesso virtuale e intrecciando relazioni che di vero non hanno nulla.