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Milano: raddoppiano le vittime di slot machine e poker online

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Milano, raddoppiano le vittime di slot machine e poker online

«Fino a un paio di anni fa eravamo una ventina. Oggi a ogni riunione siamo più di trenta, ognuno con la sua storia. Ognuno con i suoi

demoni». Daniel fa parte di "Ga" da otto mesi. Otto mesi di astinenza, di sacrificio, di rinuncia, per curarsi da quella dipendenza che porta

a puntare i gioielli, l'auto, la casa. La vita. Perché "Ga" sta per "Giocatori Anonimi" e Daniel è uno dei 25mila milanesi affetti da

dipendenza da gioco compulsiva. Il 2,1 per cento della popolazione, secondo le stime dell'associazione And (Azzardo e nuove dipendenze)

basate sui dati dell'Istituto di fisiologia del Cnr. Il doppio rispetto a due anni fa, in una Milano in cui il business dell'azzardo muove

milioni di euro: nel 2011, secondo la Camera di commercio, le società del settore sono aumentate del 21,6 per cento.
Rispetto al 2009 la crescita è del 43,3 per cento, con il boom del 340 per cento delle società che gestiscono slot machine e video poker.

Guardando al business nazionale, la città pesa per il 5,2 per cento. E se in tutta Italia nel primo semestre del 2011 la raccolta dei giochi

ha superato i 35,8 miliardi, sotto la Madonnina la cifra allora è intorno al miliardo e 800mila euro. Uomo, tra i trentacinque e i cinquant'

anni: è questo il profilo del giocatore, «che solo in un caso su dieci matura la consapevolezza di dover chiedere aiuto».
Daniela Capitanucci è presidente di And e vice presidente di Alea (Associazione per lo studio del gioco d'azzardo e dei comportamenti a

rischio). Ogni giorno ha in cura giocatori compulsivi: «Negli ultimi anni sono aumentati. A partire dal 2002, quando per la prima volta il

governo, con la Finanziaria, ha aperto uno spiraglio per liberalizzare il settore». Sul cui sviluppo lo Stato punta tuttora per risanare l'

economia: nella manovra di Ferragosto è prevista la raccolta, da qui al 2012, di oltre un miliardo e mezzo di euro con l'introduzione di

nuovi giochi e lotterie. Nei prossimi tre anni da accise, giochi e tabacchi le casse statali dovrebbero ricavare oltre 4 miliardi e mezzo.

«Tutto questo malgrado l'emergenza sociale che si sta profilando dice Capitanucci soprattutto in questo periodo di crisi, in cui tanti

cercano nel gioco evasione e sollievo dalle difficoltà quotidiane. Magari con l'illusione di guadagnare qualcosa».
Un profilo, quello del giocatore compulsivo, che sta cambiando. «Perché ormai almeno un terzo è composto da donne e un malato su dieci ha

meno di 23 anni, grazie al boom dei casinò online, di facile accesso e pubblicizzati da personaggi famosi che ispirano fiducia» spiega la

dottoressa Fulvia Prever. Che, con And, da un paio di mesi ha inaugurato a Milano il primo in Italia un gruppo di terapia tutto in rosa.

«Al momento abbiamo in cura sette pazienti e altre tre hanno richiesto di partecipare alle sedute». Le donne spesso tra i 40 e i 65 anni,

casalinghe o in pensione sono quelle che più difficilmente ammettono di avere un problema, «e che più raramente dicono di aver bisogno di

aiuto», aggiunge la Prever. Pur essendo, le signore, le principali utenti dei giochi slot, videopoker e gratta e vinci che inducono alla

dipendenza.
Sono proprio le società che gestiscono gli apparecchi a moneta quelle da cui proviene la metà degli introiti del settore. A Milano nel 2009

le imprese erano cinque, oggi sono 22: l'aumento vertiginoso è del 340 per cento in due anni. In tutto, oggi gli apparecchi in città sono

circa 16mila: e da ognuno si incassano perlomeno cento euro ogni 24 ore, per un business giornaliero di un milione e 600mila euro. Minimo.

«Ma accanto a quelle legali, sono migliaia le macchinette non registrate puntualizza Alfredo Zini, vice presidente di Epam, l'associazione

dei pubblici esercizi dell'Unione del commercio del resto, a livello nazionale, si contano 338mila apparecchi in regola e 100mila in nero.

Il problema è che ci sono pochi controlli, il che incoraggia il proliferare di apparecchi irregolari in cui manca il limite massimo di

puntata. Cosa che certo non aiuta ad arginare il fenomeno, anzi».
Il gestore di un locale che installa una "new slot" guadagna tra il 5 e il 6 per cento dell'incasso: «La legge - spiega Zini - prevede che il

75 per cento del denaro puntato confluisca nel montepremi di riserva, per pagare le vincite. Il 13 per cento va ai monopoli di Stato e il

restante 12 è diviso tra concessionari ed esercenti. Che, quindi, hanno guadagni minimi». Ma allora perché installarle? «Perché fanno

aumentare le consumazioni: se il cliente passa un'ora a giocare, è ovvio che fa diverse ordinazioni. I locali guadagnano su questo: è un

circolo che non si ferma».

 

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)