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Milano: vende alcol agli under 16, bar chiuso

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Licenza sospesa per un mese, primo provvedimento contro un commerciante. Moioli: i ragazzi vanno difesi

Licenza sospesa e stop alle at­tività per un mese. La linea du­ra contro l'alcol è scattata ieri, con la prima notifica di chiusu­ra arrivata a un bar tabacchi di corso di porta Ticinese: dietro al bancone si serviva birra agli under 16. Questa almeno è la tesi del Comune, mentre il ge­store avrà ora dieci giorni di tempo per difendersi e giustifi­care la sua condotta. «Nei pros­simi giorni rimarremo comun­que aperti, in attesa di andare in Comune con il nostro avvo­cato per verificare gli atti del procedimento», fanno comun­que sapere dal locale «incrimi­nato». L'ordinanza antialcol - fan­no capire da Palazzo Marino - firmata a fine luglio e scattata in vigore ad agosto, dopo le pri­me multe entra ora nella fase tre, quella del giro di vite con­tro i locali trasgressori.
È stata Letizia Moratti a vole­re la chiusura del bar «fuori or­dinanza». Ha concordato il provvedimento con Mariolina Moioli (politiche sociali) e Gio­vanni Terzi (commercio) e poi da Palazzo Marino ha fatto par­tire la notifica in direzione por­ta Ticinese. «Severità nell'appli­cazione dell'ordinanza firmata a luglio», si legge in una nota ufficiale di Palazzo Marino. «Vogliamo dimostrare vera­mente che abbiamo a cuore la salute dei nostri ragazzi», spie­ga l'assessore alle politiche so­ciali Mariolina Moioli. Si tratta, secondo il vicesindaco Riccar­do De Corato, di un locale che già in passato era stato segnala­to per il commercio di alcolici ai ragazzini. «Il segnale dato è importantissimo. Vogliamo far capire a tutti che non stiamo scherzando». De Corato dise­gna una mappa. Il «quadrilate­ro » dell'alcol fuorilegge: «Porta Ticinese, piazza Vetra, le Colon­ne, via Torino: qui picchieremo duro, è bene che si sappia».
Poche però le multe staccate finora. Il bilancio ufficiale è in­chiodato a quota diciassette, meno di una al giorno. Tra que­ste, anche una sanzione arriva­ta a una bresciana di 15 anni, in gita in via Torino, sorpresa con una bottiglia di vodka in mano e con un tasso alcolemi­co a rischio coma. «A Milano - sottolinea il vicesindaco - non c'è in giro nessuno. A set­tembre i numeri saliranno, po­tete contarci». E poi c'è l'effetto deterrenza: «Non volevamo un multometro. Volevamo com­battere un fenomeno che ri­schiava di diventare dilagan­te». Plaude al giro di vite anche Fabio Acampora, presidente dell'associazione che riunisce i locali del Ticinese e quelli di corso Sempione: «Hanno fatto bene, le ordinanze vanno fatte rispettare. Da parte nostra ave­vamo comunque già sottoscrit­to un codice di autoregolamen­tazione per vietare le vendite di alcolici ai minori».
Ma il provvedimento è servito davve­ro a modificare comportamen­ti e costumi? «Posso portare l'esempio di un locale di corso Sempione. Noi lo avevamo invi­tato a smetterla, ma quello niente. Ora con l'ordinanza mi pare che si sia messo in regola anche lui». Avanti così, dun­que. Meno entusiasta Lino Stoppani, presidente di Epam, l'associazione che riunisce i pubblici esercenti di Milano: «La posizione del tabaccaio è indifendibile: chi ha sbagliato deve pagare. Giusta la multa e giusta la notifica di chiusura. Ma noi continuiamo a pensare che più che con le sanzioni bi­sognerebbe intervenire sulla te­sta dei giovani. Dalla scuole al­le famiglie: è la cultura dello sballo che va prevenuta e com­battuta».