"Mio figlio, a 15 anni, in coma per l'alcol, e non è un caso isolato"
La denuncia di un padre: "Mio figlio, a 15 anni, in coma per l'alcol, e non è un caso isolato"
La denuncia del padre: "La colpa è del ragazzo, ma forse i controlli sono troppo pochi"
L'angoscia della mamma: in ansia nell'attesa degli esami sulla funzionalità del fegato
«La colpa è soprattutto di nostro figlio, su questo non si discute, ma quando abbiamo saputo che il problema riguarda anche
tanti altri ragazzi ci siamo resi conto che forse è il caso che tutti facciamo qualcosa». È lo sfogo di una madre e di un
padre di Sondrio dopo che, alcuni giorni fa, il proprio ragazzo di 15 anni è stato ricoverato al pronto soccorso in stato di
«intossicazione acuta da alcol», nel linguaggio tecnico del referto medico.
In altre parole, il ragazzo aveva bevuto decisamente un po' troppo. Subito una precisazione: la vicenda non ha niente a che
fare con alcuna forma di degrado morale o materiale. Il giovane in questione frequenta regolarmente le scuole superiori,
pratica attività sportiva, ha amici e amiche. E viene da una famiglia più fortunata, con una situazione economica e culturale
del tutto rassicurante.
Ecco perché l'episodio desta ancora più preoccupazione. «Tra l'altro ci siamo resi conto che sono in tanti a fare quella fine
- spiega il padre -. Quel sabato sera c'era anche un'altra ragazza nelle stesse condizioni. E il personale del reparto di
pediatria ci confermava che durante i fine settimana succede sempre più spesso che dei ragazzi vengano ricoverati al limite
del coma etilico».
«Chi non ha provato non può sapere che cosa vuol dire quando i medici ti dicono che bisogna aspettare l'esito degli esami per
essere sicuri che non sia stata compromessa la piena efficienza del fegato» aggiunge la mamma.
«Non dimenticherò mai l'immagine di mio figlio in stato di incoscienza con la testa penzoloni sulle spalle» aggiunge il
padre. Fortunatamente gli accertamenti hanno dato esito negativo: nessuna conseguenza per il fisico del giovane studente.
Una bella lavata di capo, l'immancabile punizione, e l'incidente avrebbe potuto essere chiuso lì. La famiglia però in questo
caso vuole andare oltre. «Ripeto: non voglio scaricare su nessuno la colpa di quanto è accaduto, che resta soprattutto di
nostro figlio che a casa sua, tra l'altro, non ha mai visto nessuno bere - ancora il padre -. Però se certi episodi si
ripetono con questa frequenza forse significa che c'è qualcosa che non funziona. Oltretutto mi risulta che succede
soprattutto in un locale ben preciso di Sondrio, frequentatissimo anche dai ragazzi dai 14 ai 18 anni. E allora mi chiedo se
non si possa pretendere anche la collaborazione dei gestori del locali, che tra l'altro non potrebbero neppure servire
alcolici ai minori di 16 anni, e neanche alle persone già evidentemente ubriache».
È proprio sul fronte dei controlli che i due genitori insistono maggiormente, invocando la collaborazione dei gestori e una
maggiore vigilanza da parte delle forze dell'ordine. «Chiunque sia uscito qualche volta la sera può vedere di persona quanto
bevano i ragazzi, anche quelli molto giovani. E non mi pare che ci siano molti baristi o titolari di pub e discoteche
sanzionati per questo. Eppure qualcosa bisognerà pur fare - conclude il papà -. Lo dico per provocazione, ma sono disposto ad
andare di persona nel locale dove si è ubriacato mio figlio e a buttare a terra tutti i bicchieri dei ragazzini che bevono
alcolici. Voglio proprio vedere come fa il titolare a chiamare la polizia».
Riccardo Carugo