Mix per sballare
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Droga, alcol e medicinali: in Italia e in Europa cresce il numero di ragazzi, sempre più giovani, che mischiano di tutto e di più sballare. Ne parliamo con un esperto
Oppioidi, cannabinoidi, etanolo (alcol), benzodiazepine, amfetamine, cocaina, nicotina, sono accomunati da un fattore: sono tra i principali farmaci d'abuso. Ed è di abuso di sostanze dannose che parliamo con Roberto Rimondini, ricercatore di Farmacologia all'Università di Bologna. Mix pericolosi, come psicofarmaci e alcol, sempre più in voga tra giovani e giovanissimi, come rivela l'ultimo rapporto dell'European school project on alcohol and other drug. «È un fenomeno che cresce ogni giorno di più, in special modo nella popolazione giovane - ci spiega Rimondini - È preoccupante per come sta crescendo sia a livello italiano che europeo. Non si tratta di una tossicodipendenza semplice ma di un poliabuso (mischiare più sostanze, ndr). Parliamo in particolare di ecstasy, cocaina, alcol. Secondariamente polvere degli angeli, ketamina». «I farmaci d'abuso si dividono in legali e illegali - continua - I legali sono quelli dove lo Stato ci guadagna, ovvero alcol e nicotina. La nicotina è quella che induce più dipendenza: oltre 30%. Per capirci, la percentuale dell'eroina è del 20».
Che differenza c'è tra farmaci oppioidi e non oppioidi?
Gli oppiodi contengono derivati dell'oppio: morfina, codeina. Sono impiegati per il poliabuso specialmente nel Nord Europa. Il più utilizzato è lo sciroppo della tosse contenente codeina, associato all'alcol. È reperibile facilmente. Il drop out dalle farmacie ospedaliere è un problema reale e non riguarda solo gli anestetici. I non oppioidi sono per esempio le anfetamine, che sono stimolanti. Nei medicinali le troviamo dappertutto: dai quelli utilizzati per i bulimici al ritalin, il farmaco prescritto ai bambini iperattivi. La farmacologia chimica è piena di stupefacenti. La cocaina e l'anfetamina ti fanno sentire su, un'eroina e una morfina ti isolano e ti fanno sentire una sensazione di benessere fortissimo, descritta dagli stesso tossicodipendenti come un orgasmo prolungato.
Ci sono persone predisposte alla tossicodipendenza?
Ci sono varie teorie. C'è la teoria della genetica, la quale sostiene che esistano soggetti predisposti. Poi c'è la teoria ambientale alla quale io mi appoggio principalmente, per l'alcolismo in particolare. Ai giorni nostri c'è la moda dell'aperitivo giornaliero e serale. Il problema è che l'alcol non lo possiamo prendere come ricreazionale, andare fuori tutte le sere o due tre volte alla settimana in un crescendo di dosi. Così succede che da ricreazionale si passa a dipendente, e da dipendente a tossicodipendente: il divario è molto corto.
Che effetti danno i farmaci d'abuso sulla psiche?
Provoca plasticità, cambia il cervello. Il neurone, che è la cellula prima del cervello, viene plasmato dalla presenza del farmaco d'abuso. Tutto l'equilibrio interno è modificato in funzione di esso. Una persona diventa un dipendete o addirittura un tossicodipendente. Per capire se è tossicodipendente basta una semplice domanda: la ricerca del farmaco, della molecola, ti induce a lasciare la vita normale, i vecchi amici, e ti porta ad avvicinarti a persone che la utilizzano? È una definizione del DSM-IV, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, che è il manuale più utilizzato per fare le diagnosi psichiatriche, domande che vengono poste al paziente per individuare una patologia.
E gli effetti sul fisico?
Sono quelli che durano meno. Una crisi di astinenza da eroina dura meno di una settimana, con dolore, sudorazione, diarrea, costipazione, febbre alta. Poi dipende dalla sostanza della quale si abusa. Ma non è tanto la dipendenza fisica quanto quella psicologica, che è la più pericolosa perché va ad intaccare i centri della memoria. Vengono plasmate delle aree celebrali.
Parlando di medicinali, può esistere una dipendenza antidolorifici?
L'aneddoto è c'è gente che racconta di non riuscire ad addormentarsi se non prende un'aspirina. Si entra nel campo psicosomatico. C'entra la psiche quando le persone che continuano a prendere un farmaco anche se non ne hanno bisogno: non direi che è una dipendenza. Il farmaco che provoca dipendenza è un farmaco del quale si perde il controllo dell'uso, si abbandona la vita normale, i contatti sociali a scapito della continua ricerca del farmaco d'abuso, si hanno crisi di astinenza. Un antidolorifico normale non provoca queste reazioni, una crisi d'astinenza, come fa un farmaco d'abuso. Cosa invece che fanno gli antidolorifici che contengono derivati della morfina, ma difficilmente vengono prescritti e sono difficili da reperire.
Come capire che se ne sta facendo un cattivo uso?
Faccio un esempio: l'uso sfrenato degli antibiotici. Un antibiotico che viene prescritto una volta dal medico e successivamente viene utilizzato senza reale motivo dal paziente stesso. Si tratta di autoprescrizione, ed è sbagliata.
Alessandra Del Re