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Modena: 2 persone su 100 hanno un problema col bicchiere

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Malati da alcol, non si guarisce mai davvero: 1.300 in cura

A Modena si beve e, purtroppo, si beve troppo: 2 persone su 100 hanno un problema col bicchiere. Lo raccontano i numeri, spaccato ed esperienza del mondo che del vino che abbonda nelle case e dei drink che scorrono nei locali.

Si può essere malati alcol? Si, si può, e non manca lo spazio nel quale curarsi. Sette sono i centri alcologici attivi in provincia, che fanno capo al Dipartimento di salute mentale dell’Ausl e, ancora, al relativo servizio dipendenze patologiche. Si trovano a Carpi, Castelfranco, Mirandola, Pavullo, Sassuolo e Vignola; oltre a Modena, chiaramente. Uno per ciascuno dei distretti sanitari. La struttura modenese è ospitata dagli uffici dell’ex ospedale Estense, in viale Vittorio Veneto, e in buona sostanza qui ci si occupa di tutto ciò che fa riferimento alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura dei disturbi legati legati all’alcol: dalla dipendenza all’abuso. Spiega il dottor Claudio Annovi, responsabile del progetto interaziendale “Alcol”, «nel Modenese gli alcolisti sono 6-8mila. Troppi. Nel 2013 i 7 centri hanno trattato 1.340 persone, delle quali 264 sono “nuovi arrivi” e e 1.048 hanno proseguito un percorso già avviato». In queste strutture si arriva in diversi modi: l’accesso può essere libero, su sollecitazione del medico di famiglia o da altre figure sanitarie. Su suggerimento dei dottori degli ospedali dopo un ricovero per problemi di salute legati all’alcol tracannato in abbondanza, per esempio.
«Ma la maggior parte si muove da sé - dice Annovi - dopo essersi informati da soli e con motivazioni personali. Dopo il primo contatto si ottiene un appuntamento entro una settimana. Si viene visti un educatore dell’area socio-educativa e quindi da un medico». Poi inizia il percorso vero e proprio. «Il nostro obiettivo - illustra - è quello di aiutare e modificare il comportamento della persona che assume alcol, troppo alcol. L’età media delle persone trattate è 46 anni, tre quarti sono uomini, pochi sono i giovanissimi e molti gli adulti». Non mancano gli anziani: nel 2013 gli over 60 sono stati 226, il 17% del totale, un’enormità: non è un caso che un pensionato su 3 beva quando non sarebbe opportuno.

Una volta che si entra formalmente in cura, il percorso può essere ospedaliero e non solo perché «varia da caso a caso», specifica il medico: tra le strutture utilizzate dall’Ausl c’è un centro diurno di Magreta di Formigine dove viene compiuto un programma intensivo, oppure strutture residenziali per famiglie, «e a ogni modo possono venire utilizzati farmaci che aiutano a bloccare il desiderio di bere - precisa il dottore -. Certo che noi aiutiamo le persone a compiere un passaggio che vogliono, perché sono consapevoli o perché “costretti” dalle condizioni di salute, affrontare. Ed è necessario almeno un anno di terapie prima di ottenere un risultato importante e raggiungere una condizione di benessere».

Chi beve tanto, si racconta in questi corridoi dell’ex Estense nei quali dai laboratori le voci dei pazienti sembrano quasi sussurrate, rimane fragile a vita verso questa dipendenza «e, sì - ragiona Annovi - esiste sempre il rischio di ricadute. Purtroppo frequenti, nonostante la dissuefazione, e non è una coincidenza che i nostri pazienti, pure dopo la guarigione, si definiscano come alcolisti». Per evitare questa possibilità un supporto arriva dai gruppi auto-mutuo aiuto presenti sul territorio, gli Alcolisti anonimi per esempio. «Il fatto di ritrovarsi in un gruppo a parlare liberamente con persone che condividono lo stesso problema - insiste Annovi -, non giudicati, non può che fare bene. Di solito questo passaggio segue quello della fase intensiva per uscire dalla dipendenza».


Nel vortice, come raccontiamo con le cifre a margine, terminano sempre più ragazzi: perché l’alcol è una sostanza assai democratica - sottolinea il dottore -. I giovani fanno abuso di alcol a intermittenza e questo fenomeno si chiama binge drinking. Bevono molto e in maniera rischiosa». Sono una sorta di abbuffata alcolica, composta almeno 5 bevande, compiuta con frequenza variabile. Succede nelle serate in discoteca, per esempio, quando «si vuole “spingere” viene eluso il problema del costo dei drink con una sessione di bevuta prima di entrare nel locale o addirittura all’interno, trovando il modo di organizzarsi».



(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.lanuovaprimapagina.it/news/modena/9110/Malati-da-alcol--non-si.html

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)