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Monza, allarme dell'ASL: la nostra gioventù alcolica

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La movida di Monza. Allarme dell'Asl, la nostra gioventù alcolica
Su 36mila ragazzi fra i 15 e i 19 anni il 73% ha bevuto nell'ultimo mese, il 24% si è ubriacato, in aumento quelli in cura. E

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MONZA - «I RAGAZZI BEVONO un po' per moda, un po' per colmare un vuoto, per occupare il tempo. Si beve non per il gusto di

bere ma per il gusto di stordirsi». Maurizio Resentini guida il Servizio dipendenze dell'Asl di Monza e della Brianza. Non è

il tipo che parla per spot. Da una vita si occupa di alcol e droga. Studi, incontri, progetti. Sono i numeri che parlano. Da

una delle ultime ricerche fra i circa 36mila ragazzi brianzoli fra i 15 e i 19 anni, risulta che l'85% ha usato alcol nell'

ultimo anno, il 73% nell'ultimo mese mentre fra il 6 e il 7% ne ammette un uso quotidiano. Ma il dato che più preoccupa è che

il 45% si è ubriacato almeno una volta nell'ultimo anno e il 24% almeno una volta nell'ultimo mese. E comunque si tratta di

un consumo che nulla ha a che fare con l'alcolismo vero e proprio, per il quale nel 2010 l'Asl ha contato 1.020 pazienti per

lo più fra i 40 e i 49 anni. Gli alcolisti under 19 sono lo 0,7% degli utenti in carico (nel 2009, però, erano lo 0,3%).
«DA TRE ANNI partecipiamo a uno studio internazionale che indaga la fascia di età fra gli 11 e i 15 anni tramite un

questionario diffuso nelle scuole pubbliche e private - spiega Resentini -. Per il momento sono stati estrapolati dati a

livello nazionale: a 11 anni, il 10% beve almeno una volta a settimana, a 13 anni si arriva al 17% mentre a 15 addirittura al

39,6%. Percentuali che si abbassano fra le femmine». E comunque, la percentuale di episodi di ubriachezza in Lombardia è del

18,5% contro una media nazionale che si ferma al 16,7%. Il fatto è che «ormai i ragazzini sono diventati l'oggetto

commerciale di certe bevande alcoliche - analizza Resentini -. E il nostro compito è quello di riuscire a far capire ai

giovani i rischi di un abuso di alcol». Hanno organizzato, e continuano a farlo, servizi di controllo e «aggancio» dei

giovani fuori dai locali trovando «una buona collaborazione da parte dei gestori il cui compito arriva fino a un certo

punto». Non li demonizza affatto, Resentini. Perché «puoi anche non vendere un cocktail ma poi vedi i ragazzi che escono dal

locale e vanno in macchina dove hanno bottiglie di birra o superalcolici». Del resto la maggior parte dei giovani

intervistati fuori dai pub ammette di bere da una a tre volte la settimana, prevalentemente il venerdì e il sabato e comunque

fuori dai pasti. Tuttavia un dato confortante c'è: nel biennio 2007-2009 il 53% dei giovani sottoposti all'alcol test aveva

un valore superiore allo 0,50, mentre nel 2009-2010 più o meno la stessa percentuale è risultata avere il tasso alcolemico al

di sotto del limite di legge.
«PER SENSIBILIZZARE i ragazzi - continua Resentini - stiamo lavorando, in collaborazione con le scuole fornendo informazioni

per evitare di correre rischi stupidi». Innanzitutto evitando di mettersi alla guida. Soltanto nel 2010, alla commissione

patenti dell'Asl sono state inviate 1.677 persone trovate «alticce» al volante contro le 69 fermate perché trovate alla guida

sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. E di quelle 1.677, addirittura 350 sono state inviate al Nucleo alcoldipendenze per

il sospetto di un abuso cronico del bicchiere.
di Marco Galvani