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Namibia: progresso e rischio alcolismo

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Il successo delle fabbriche di birra di Windhoek, in Namibia

Un'eredità coloniale che crea ricchezza. E pure felicità L'ossimoro ha una parola magica: "Reinheidsgebot", il protocollo di un'antica ricetta tedesca. I primi immigrati bavaresi in Namibia organizzarono la prima fabbrica di birra a Windhoek nel 1920. Oggi è una delle marche più popolari, un vero "big business" per questa cittadina.Il malto migliore, importato dall'Europa, mescolato all'acqua purissima delle falde freatiche sotto il deserto. Il tutto lavorato in un processo di trasformazione hi-tech per dare vita a una bionda da urlo, prodotta da birrai africani sulla scorta di un'antica ricetta teutonica."Produciamo la nostra birra solo con ingredienti naturali, senza additivi chimici. Solo malto, luppolo e acqua".Anche per questo le fabbriche di birra della Namibia che mettono in commercio marchi come Windhoek Lager e Tafel Lager sono quotate in Borsa, sono partecipate da colossi delle settore come Diageo e Heineken e vendono in tutta l'Africa meridionale.Ma si tratta di un successo che ha anche un lato oscuro. Nelle zone più povere della Namibia sta crescendo rapidamente il tasso di alcolismo e con un livelli di disoccupazione giovanile intorno al 70% il governo teme che povertà e mancanza di opportunità possano favorire la diffusione di questa piaga.Anche per questo il governo apprezza, e non solo per opportunità di natura fiscale, i progetti di espansione in nuovi mercati all'estero, specialmente in Zambia e Uganda, della Windhoek Lager.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)