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Napoli: alcol ai minorenni in discoteca, la rivolta delle mamme

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Alcol ai minorenni in discoteca. La rivolta delle mamme
di Maria Chiara Aulisio
NAPOLI - Il prossimo appuntamento è in programma per la festa di Halloween: almeno una decina i locali notturni pronti ad accogliere migliaia  di ragazzini scatenati e farli ballare. Per tutta la notte. Musica e vodka, gin e divertimento. Hanno dai tredici anni in su, ma ce ne sono tanti che non ne hanno compiuti nemmeno quattordici, per loro l'alcol è veleno ed è rigorosamente vietato. Giovani, giovanissimi, frequentano i principali licei del centro, quasi ogni sabato si divertono ad andare in discoteca.
La macchina organizzativa per la grande festa del 31 ottobre - tra zucche, maschere e dolcetti - è in moto da giorni. E le mamme e i papà

sono già sul piede di guerra: «Basta con l'alcol, possibile che nessuno riesca a mettere fine a questa illegalità? Lo sanno tutti che nelle

discoteche vendono vodka pure ai dodicenni».
I bonus circolano nelle scuole, cinque euro al pierre e l'ingresso è garantito. O almeno dovrebbe. Già, perché capita molto spesso che pur

avendo acquistato quel bonus il ragazzo resti ugualmente fuori: «Troppo pieno». Può succedere infatti che rispetto alla capienza del locale

venga messo in circolazione un numero di bonus di gran lunga superiore, da qui l'impossibilità di far entrare tutti quelli che lo hanno

acquistato. E i cinque euro? Sarebbe prevista la restituzione ma anche in questo caso vale la pena usare il condizionale perché - raccontano

i ragazzi - i soldi non li vediamo più.
Cinque euro, dunque, una sorta di pizzo esentasse che si spartiscono pierre e gestori, a cui bisogna aggiungerne ancora dieci o venti

(dipende dal prestigio del locale) per acquistare il biglietto d'ingresso. Poi, finalmente si entra. A questo punto, le possibilità sono due.

O si resta in piedi e ci si accontenta dell'unica consumazione (naturalmente alcolica) a cui si ha diritto con quella cifra, o si prende il

«tavolo». Che in altre parole vuol dire: trenta/trentacinque euro a testa extra bonus e una bella bottiglia di vodka da bere tutta di un

fiato.
Per sedersi al «tavolo» però bisogna essere almeno in cinque e - in teoria - bisognerebbe anche aver compiuto sedici anni. In pratica? «Nei

locali particolarmente solerti - racconta una mamma che minaccia denunce - controllano che chi prenota il tavolo abbia compiuto sedici anni,

se poi con lui ci sono tre o quattro quattordicenni non fa niente. In quelli meno rigorosi invece non si fa nemmeno questa verifica. Vodka libera per tutti, basta tirare fuori i trenta euro e arriva la bottiglia. Un disastro, insomma».
I controlli? Pochissimi. Sono gli stessi ragazzi ad ammettere che le visite da parte delle forze dell'ordine sono rarissime. «E, quando si verificano, la preoccupazione principale degli agenti è quella di controllare il numero dei giovani in sala rispetto alla capienza del locale. Giustissimo, ci mancherebbe, ma se andassero anche un po' in giro a misurare il tasso alcolico dei ragazzi avrebbero delle belle sorprese».
Assolutamente inutile parlare invece dei controlli da parte dei gestori delle discoteche: «Fingono di vietare la vendita degli alcolici ai minorenni, - sbotta una mamma - perché se così non fosse dovrebbero spiegarmi come mai mia figlia che ha solo quattordici anni torna a casa regolarmente ubriaca». D'altronde il business c'è tutto: considerando che una bottiglia di vodka al supermercato costa tra gli 8 e i 10 euro e al tavolo della discoteca di turno viene venduta tra i 150 e i 175, è chiaro che più sono a bere e meglio è. E poco importa quanti anni hanno. Stesso discorso per le singole consumazioni: 20/25 euro per un cocktail a base di vodka, gin o assenzio, un distillato ad alta gradazione alcolica che tra gli adolescenti va per la maggiore. Se vi sembra poco...


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)