Narghilè: consumo mondiale al secondo posto dopo la sigaretta
Narghilè: consumo mondiale al secondo posto dopo la sigaretta
In Italia non è ancora diffuso ma nel resto d'Europa e negli Stati Uniti è sempre più richiesto. Il narghilè, detto anche
hookah o shisha, viene fumato sempre di più dai giovani. Forse perché il suo fumo ha un aroma più gradevole del tabacco,
forse perché per fumarlo è richiesto un ambiente rilassato e solitamente di compagnia o forse perché, dai più, è ritenuto
meno dannoso delle sigarette. Di fatto, l'uso del narghilè negli ultimi dieci anni, sembra aver raggiunto il secondo posto a
livello di consumo mondiale di tabacco, dopo le sigarette.
L'indagine realizzata da Maziak Wasim professore di Epidemiologia e Biostatistica dell'Università di Memphis, ha raccolto
tutti gli articoli scientifici pubblicati negli ultimi due anni sul narghilè, sulla sua epidemiologia, la capacità di
produrre assuefazione e sulle politiche di controllo ad esso applicate. I dati disponibili mostrano come la prevalenza di
fumatori di narghilè sia del 6-34% tra gli adolescenti mediorientali e del 5-17% tra quelli statunitensi.
Lo studio degli effetti del narghilè sulla salute è limitato dalla mancanza di letteratura scientifica sull'argomento e dalla
novità rappresentata dalla sua diffusione per la quale è difficile ipotizzare risultati a lungo termine. Eppure alcune
ricerche dimostrano la nocività degli effetti, paragonabili a quelli del fumo di sigaretta, così come la probabilità di
sviluppare una dipendenza da nicotina dopo aver provato il narghilè.
Secondo il prof. Wasim, per attuare interventi efficaci e fermare la diffusione del narghilè tra i giovani, bisogna
analizzare attentamente i meccanismi che portano a sviluppare la dipendenza e capire le dinamiche implicite legate all'uso di
questo strumento quali: la pratica di utilizzo intermittente per lunghe sessioni temporali, il tempo investito per la sua
preparazione, l'accessibilità in termini di disponibilità ed in termini economici, la convivialità dell'esperienza. Infine,
conclude Wasim, è necessario l'approntamento di politiche efficaci di intervento che avvisino i consumatori dei rischi per la
salute, come, ad esempio, l'applicazione di etichette informative sui narghilè stessi.