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National Health Interview Survey: il fumo di sigaretta la più grande minaccia per la salute nel mondo

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"E' il fumo di sigaretta la più grande minaccia per la salute"


La prevalenza del fumo è molto più bassa tra chi ha oltre 45 anni di età rispetto ai più giovani, motivo per cui sono necessarie nuove campagne di educazione destinate in particolare ad adolescenti e preadolescenti
La mortalità è tre volte superiore rispetto a chi non ha questo vizio, ma chi smette recupera anni di vita


marco accossato


Mentre si discute sull'efficacia delle sigarette elettroniche e sui possibili rischi per la salute provocati anche dal fumo artificiale, arriva dal National Health Interview Survey un'allarmante conferma: fumare è la più grande minaccia alla salute pubblica. Uno studio che ha coinvolto dal 1997 al 2004 ben 115 mila donne e quasi 90 uomini di età superiore ai 25 anni rivela che la mortalità per i fumatori di entrambi i sessi è tre volte superiore rispetto a chi non ha mai fumato .

Secondo quanto pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine, i ricercatori hanno esaminato la percentuale delle cause di morte alla fine del 2006: dallo studio emerge in tutta la sua drammaticità non solo la mortalità «diretta», ma anche quella indiretta da fumo, il fatto cioè che il 60 per cento delle morti di fumatori è dovuta proprio a malattie attribuibili al fumo, tumori in primis, ma anche infarti e conseguenze dell'ipertensione. Emerge però anche un dato positivo, che ridà speranza persino ai fumatori più incalliti: chi ha smesso di fumare tra i 25-35 anni ha vissuto dieci anni di più di chi non ha rinunciato alla sigaretta, chi smette fra i 35 e i 44 anni ha un vantaggio di 9 anni, chi tra i 45 e i 54 anni vive sei anni in più di chi continua a fumare, chi abbandona la sigaretta fra i 55 e i 64 anni guadagna comunque quattro anni di vita in più.

Sottolinea il professor Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia medica dell'Istituto Tumori di Aviano: «I ricercatori hanno inoltre scoperto che la prevalenza del fumo è molto più bassa tra chi ha più di 45 anni rispetto a giovani, sia per riflesso di uno sforzo efficace nello smettere, sia a causa delle morti precoci tra i fumatori che continuano a fumare e raramente vivono fino all'età di 85 anni». Significativo, inoltre, sempre secondo il professor Tirelli, il fatto che «molti uomini abbiano cominciato a fumare dopo i 20 anni e il 15 per cento delle donne dopo i 25, cioè in età più avanzata di quanto si faccia usualmente». Il che «sottolinea l'importanza di bersagliare i giovani con messaggi antifumo».

Il rischio di mortalità per tumore al polmone è sconcertante: 17,8 per le fumatrici e 14,6 per i fumatori. Inoltre, oggi il pericolo per le donne che fumano è del 50 per cento più alto rispetto alle stime riportate negli anni '80. «Il messaggio che emerge da questi studi - evidenzia il professor Tirelli - è che non è mai troppo tardi per smettere». In questo senso, «i medici che hanno a che fare con pazienti affetti da malattie correlate al fumo (oncologi, cardiologi, pneumologi, psichiatri e medici di famiglia) dovrebbero fare di più per stimolare a smettere di fumare».

Ci sono più donne uccise dal tumore del polmone che dal cancro al seno. «E' necessaria - conclude il professor Tirelli - una maggior attenzione per le politiche che sappiano ridurre la prevalenza del fumo. Anche l'emergente fenomeno delle sigarette elettroniche può essere un metodo efficace per controllare il tabacco, secondo il direttore dell'Oncologia medica dell'Istituto tumori di Aviano: hanno un sistema di rilascio della nicotina che si basa su batteria, assomigliano molto alle sigarette convenzionali ma senza i danni che provengono dalla combustione con le migliaia di sostanze cancerogene di cui è composto».


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)