National Institute of Aging: farmaco che mima l'effetto del resveratrolo
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Farmaco che mima l'anti-ossidante resveratrolo previene i danni da eccesso di peso
I ricercatori ci stanno provando e riprovando: come creare l'elisir di lunga vita? Questa volta sono partiti dal vino, o meglio, da un suo
componente anti-ossidante, il resveratrolo, e ne hanno creato una copia sintetica in laboratorio: il farmaco si chiama SRT-1720 e,
somministrato a topi obesi, li fa vivere almeno un 44 per cento in più rispetto ai coetanei che non prendono la medicina. Il motivo? La
pillola riduce la quantità di grassi nel fegato e aumenta la sensibilità all'insulina, mettendo così al riparo dal diabete, spesso correlato
all'obesità. «Per la prima volta, abbiamo dimostrato la possibilità di costruire nuove molecole, sicure ed efficaci, capaci di influenzare la
longevità e di prevenire le malattie legate all'invecchiamento», ha commentato Rafael de Cabo, un gerontologo del National Institute of Aging americano, autore della ricerca pubblicata su una nuova rivista.
PROTEINE BENEFICHE - Il resveratrolo, presente in piccolissime quantità nel vino rosso, è capace di stimolare un gruppo di proteine, presenti
anche nell'uomo, chiamate sirtuine. Queste proteine hanno a che fare con molte attività dell'organismo fra cui il metabolismo, l'
infiammazione, la formazione di tumori, la riparazione del Dna, la secrezione di insulina. Per ottenere, però, una stimolazione delle
sirtuine, capace di influenzare la durata della vita, occorrono grandi quantità di resveratrolo, associate però a una dieta molto povera,
come è stato dimostrato con precedenti studi, sempre sui topi.
LA COPIA CHIMICA - Ecco allora l'idea di creare la copia chimica in grado di agire a dosi più basse e senza eccessive restrizioni dietetiche:
la SRT-1720 è una e fa parte di una famiglia di molecole, messe a punto da una piccola compagnia americana. La SRT-1720 era già stata
sperimentata, in passato, con scarsi risultati, mentre il nuovo studio la rimette in pista, anche se rimane da dimostrare che agisce
effettivamente attraverso la stimolazione delle sirtuine e qualche ricercatore avanza dei dubbi («Sarebbe stato più interessante», commenta
Richard Miller, un esperto di invecchiamento dell'University of Michigan, «se avessero dimostrato questi effetti in topi normali e non
obesi»). Ora si attendono le sperimentazioni sull'uomo, ma per questo, dicono dall'azienda, il candidato migliore è un'altra molecola, la
SRT- 2104. Occorre ancora un po' di tempo prima di capire se davvero potremmo avere il primo «modulatore dell'invecchiamento» della storia
del farmaco.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)