Nature Cardiovascular Research: effetti del consumo di alcol sul cuore
Attenti agli alcolici, fanno male (anche) al cuore
Diciamocelo. Quando l’Italia ha vinto il campionato europeo, in occasione di un anniversario particolarmente sentito, dopo una laurea di un figlio ci è capitato di alzare più volte i calici e consumare alcolici. Poi, magari a distanza di qualche minuto dall'ingestione di vini e liquori, il cuore comincia a battere più velocemente, compaiono le palpitazioni: insomma si manifestano i vari problemi che possono caratterizzare la fibrillazione atriale, l’aritmia più comune soprattutto nella terza età ma che non risparmia gli adulti e che, soprattutto, se non riconosciuta aumenta il rischio di ictus. Ora una ricerca americana apparsa su Nature Cardiovascular Research dimostra che esiste un rapporto tra il “binge drinking”, ovvero il consumo di grandi quantità di alcolici in un breve lasso di tempo e il rischio di essere visitati in pronto soccorso per l’insorgenza di questa forma aritmica. Non solo. L’associazione tra le due situazioni sarebbe concentrata proprio in corrispondenza di eventi importanti come la domenica del Super Bowl (lo studio è stato condotto negli Usa) o più semplicemente il capodanno. Secondo Gregory Marcus, docente all’Università della California di San Francisco e tra i coordinatori dello studio, la ricerca conferma come il consumo di alcolici in quantità e in poche ore possa dare il via ad un episodio aritmico in chi già soffre di fibrillazione atriale, ma soprattutto indica un rischio maggiore di una prima manifestazione del disturbo del ritmo in persone che mai prima avevano visto riconosciuto il quadro patologico.
Per giungere a questa conclusione, gli esperti d’oltre Oceano hanno studiato le informazioni relative ad oltre 36.000 soggetti che hanno impiegato un etilometro collegato via bluetooth per valutare i giorni in cui si è concentrato il consumo acuto di alcolici, come il Capodanno, il Natale, la festa nazionale del 4 luglio, le finali di coppa del mondo di calcio o più semplicemente la festa del Papà. Ed hanno visto che proprio in quei giorni sono aumentate le visite al pronto soccorso per fibrillazione atriale, a dimostrazione dell’associazione tra il “binge drinking” e la comparsa di aritmia. Per giungere a questa conclusione gli esperti hanno esaminato i dati relativi agli accessi in pronto soccorso dell'Office of Statewide Health Planning and Development (OSHPD) della California nel 2015, valutando solamente le visite legate al disturbo del ritmo. Poi, controllando le settimane correlate ad un presunto maggior consumo di alcolici, hanno visto che c'era un numero significativamente elevato di visite ospedaliere per fibrillazione atriale nei giorni di festa identificati rispetto agli altri periodi dell’anno. C’è infine un ultimo dato importante: nei giorni in cui si consumava più alcol, è cresciuto il numero delle “prime” visite per fibrillazione atriale, ovvero sono aumentati i controlli in persone che non avevano mai avuta diagnosticata l’aritmia, rispetto alle giornate “normali”. il che potrebbe far pensare ad un possibile ruolo del consumo in tempi concentrati di elevate quantità di alcolici nello scatenamento del disturbo del ritmo.
(...omissis...)
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(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.cufrad.it)