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Nature Reviews Neuroscience: consumo di droga e danni alla corteccia prefrontale

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Consumo di droga: in pericolo la corteccia prefrontale

La corteccia prefrontale (PFC) sembra coinvolta nella regolazione delle funzioni esecutive superiori (nell'auto-controllo, nell'attribuzione

della salienza e nella consapevolezza) ma anche nel controllo del sistema di ricompensa cerebrale che coinvolge il sistema limbico. Una

recente revisione della letteratura scientifica, da parte della Prof. Nora Volkow e Rita Goldstein del National Institute on Drug Abuse di

Bethesda (USA), sul ruolo della PFC in base ad una rassegna dei principali risultati ottenuti in numerosi studi di neuroimmagine, dimostra

l'importanza di quest'area del cervello nel campo della tossicodipendenza. Gli alterati circuiti neurali nella PFC sembrano essere la causa

della ricerca compulsiva della sostanza nella dipendenza da droghe, oltre che dei comportamenti svantaggiosi che ne derivano. I dati degli

studi neuroimmagine revisionati hanno rilevato nei tossicodipendenti una disfunzione generalizzata della PFC associata ad eventi negativi

quale un maggior consumo di droga, peggiori prestazioni a compiti mentali che coinvolgono la PFC e maggiori probabilità di ricaduta. Gli

individui tossicodipendenti mostrano un'estesa attivazione della PFC dopo assunzione della sostanza o anche solo con la visione di stimoli

che ne evocano la presenza; mostrano invece un'ipoattivazione della stessa area durante l'esposizione a stimoli emotivi e cognitivi di ordine

superiore o durante una prolungata astinenza. Le anomalie della PFC potrebbero essere considerate dei bio-marcatori specifici per i danni

causati dalle droghe, e permettere la creazione di campagne di prevenzione più efficaci negli adolescenti e trattamenti più concreti nella

riabilitazione dalla tossicodipendenza.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)