Niente sogni in fondo alla bottiglia: il silenzio dell'alcol parla in tv, al cinema e in libreria
cufrad news alcologia alcol dipendenza
Niente sogni in fondo alla bottiglia
L'inchiesta: il silenzio dell'alcol parla in tv, al cinema e in libreria
CAMPIONATO DI GIORNALISMO - CRONISTI IN CLASSE
IL PROBLEMA dell'alcol è il filo conduttore di tanti romanzi, film, cartoni. Chi ha letto "Il Piccolo Principe" di A. Saint-
Exupéry, ricorda la semplice e ingenua domanda ("Cosa fai?") che il Piccolo Principe pone ad un ubriacone in compagnia di
bottiglie vuote e di una collezione di bottiglie piene quasi a voler fotografare un passato senza ricordi ed un futuro senza
speranza, senza affetti, fatto solo di "bottiglie". "Perché bevi?" chiede il Piccolo Principe. "Per non dimenticare che ho
vergogna, vergogna di bere". E dopo questa confessione il silenzio, un definitivo silenzio.
E di silenzio e di solitudine si parla in un recente bestseller della letteratura scandinava "LA Principessa di ghiaccio" di
C. Lackberg in cui Bengt Larisson, alcolizzato, sa benissimo il giorno in cui la sua vita ha scelto la strada dell'infelicità
per colpa di un ragazza. Una ragazza, a 17 anni, c'entra sempre, ma alla fine è l'alcool ad abbracciarlo, a diventare l'
amante che pretende tutto e non dà niente in cambio. E il suo futuro? Nel fondo della bottiglia.
L'alcool al cinema? In "Gioventù bruciata", pellicola cinematografica degli anni '50, James Dean "ribelle senza una causa"
nei panni di Jim, un ragazzo diciassettenne con problemi caratteriali, viene arrestato per ubriachezza. Sarà L'alcool assieme
al gruppo, agli scontri con i ragazzi del quartiere, oltre alla memorabile corsa letale con le automobili rubate in riva
all'oceano che condurranno Jim al tragico finale.
Anche "Affliction", girato nel 19997, con la regia di P. Schrader, è un film che sottolinea come l'alcool porta alla perdita
delle cose importanti, dei veri valori. E' la storia di una generazione di ragazzini cresciuti con padri mai presenti e non
in grado di gestire il rapporto con il mondo perché nessuno ha insegnato loro a farlo. Soggetti incapaci di qualunque
progetto, che trovano nell'alcool e nell'aggressività l'unica ragione d'essere, la sola soluzione per rapportarsi agli altri,
per affrontare la vita. E nei cartoni? Chi non conosce Barney Gumble, personaggio de " I Simpson", ubriacone obeso, cliente
preferito del barista Boe Szyslak e miglior amico di Homer fin dalle scuole superiori. Barney era un ragazzo studioso prima
di cadere nel vizio dell'alcool, un vizio che gli fa perdere la lucidità e soprattutto la dignità, riducendolo a chiedere l'
elemosina pur di scolarsi un altro boccale. Cerca più volte di riscattarsi ma ci ricasca sempre, da uomo ragionevole è
diventato prima uno sciocco ed ora una bestia che attende solo la fine. Scusaci Barney, ma noi vogliamo vivere.