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Nuove dipendenze, nuove schiavitù: osservazioni psicoanalitiche

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Le nuove schiavitù
In Il disagio della civiltà, Freud scrisse che "l'iscrizione dell'uomo nel campo della civiltà esige una rinuncia pulsionale" (Freud, 1971).

Così dicendo, il padre della psicoanalisi afferma che è paradossalmente la funzione del limite che permette l'accesso al piacere. La

condizione per appartenere a una comunità umana è quella di rinunciare ai propri soddisfacimenti pulsionali: è proprio questa la funzione

principale del padre, quella di porre un limite al soggetto in modo da trasmettergli l'impossibilità di avere tutto e in modo da aprirgli l'

accesso all'altro, al mondo della cultura (Lo Castro, 1997). Oltre alla funzione paterna occorre analizzare i cambiamenti sociali avvenuti

ultimamente: l'attuale contesto sociale è caratterizzato dall'omogeneizzazione che schiaccia la soggettività individuale, dal permissivismo

che non prescrive limiti e dal consumismo di massa che mette tutto a disposizione di tutti. Si tratta di una società in cui manca la funzione

del limite, della Legge, da sempre rappresentata appunto dal padre: siccome, come sottolinea Freud, l'Altro esiste in un legame sociale, la

mancanza di questa relazione provoca grandi conseguenze sulle modalità di godimento dei soggetti (Freud, 1921).
E' in questo scenario che compaiono i fenomeni di dipendenza da sostanze i quali si stanno progressivamente estendendo (Grando, 1999). Grando chiama queste nuove forme di sintomo, "nuove schiavitù" in quanto il soggetto dipende da una sostanza reale (cibo, droga, alcool...) che diventa il "padrone". Sono gli oggetti a comandare il soggetto "generando una forma adulta di autismo"(Grosso, 1997). Infatti nel caso dell'anoressia-bulimia, "le estenuanti misure di controllo nella assunzione del cibo, l'avvilente ricorso al vomito, la disperata attività fisica, l'impellenza delle abbuffate ci mostrano in modo inequivocabile una perdita di libertà" (Grando, 1999). Inoltre "l'esercizio della rinuncia, il dominio della volontà sul corpo vivente finisce per autonomizzarsi rispetto al soggetto" (Recalcati, 2002). Dipendere da un oggetto permette di eliminare la nostra dipendenza strutturale dalle altre persone: l'oggetto di cui si gode non rappresenta uno scambio simbolico ma è un oggetto che il mercato mette a disposizione per il consumo (Recalcati, 2002).
Per far in modo che il desiderio appaia come espressione della mancanza, il vuoto dovrebbe essere in rapporto con l'Altro: nei nuovi sintomi

invece, il legame tra vuoto, mancanza e desiderio è assente così che gli oggetti da cui dipendere non implicano separazione alcuna e

assicurano dei godimenti al riparo della perdita. "Il godimento dei prodotti paradossalmente estirperebbe la mancanza; la mancanza

strutturale,la mancanza soggettiva, la causa del desiderio del soggetto si riduce, si soddisfa in un circuito oggettuale perverso"

(Monselesan, 1999). L'anoressica contemporanea, infatti, tende ad un ideale del corpo magro che non dipende dall'Altro, ella non vuole

dimagrire per essere desiderata dall'Altro: è questa rottura della relazione con l'Altro che differenzia l'anoressia contemporanea dall'

isteria (Recalcati, 2002). La mancanza di rapporto con l'Altro è ben identificata dall'affermazione di Fabiola De Clercq: "per non dipendere

dagli altri i quali, secondo la mia esperienza di vita, possono abbandonarmi in modo irreversibile, mi sono creata una dipendenza forse

ancora più dolorosa che troppe volte mi convinco di poter gestire da sola o interrompere qualora sia troppo pericolosa per la mia

sopravvivenza"(De Clercq, 1990). La dipendenza appare quindi un modo per curarsi da soli.
In sintesi, le nuove dipendenze sono caratterizzate e accomunate dal godimento solitario del soggetto e sono in stretta relazione con esso: o sono pratiche da cui trarre piacere come le tossicomanie, la bulimia, l'obesità e tante altre, oppure si tratta di chiusure narcisistiche del soggetto che producono un ristagno del godimento nel corpo (anoressia, depressione..).
Questo perché è cambiato l'imperativo che il Super-Io sociale sostiene: ai tempi di Freud, esso imponeva la rinuncia pulsionale mentre quello

contemporaneo sembra spingere al godimento (Cosenza, Recalcati, Villa, 2006). "Al padre padrone che mortificava qualsiasi godimento, si è

sostituito il padre capitalista che ordina il godimento a tutti i costi" (Monselesan, 1999): nell'epoca contemporanea siamo letteralmente

soffocati dagli oggetti, essi non vengono più prodotti come conseguenza dei nostri bisogni ma anzi, il rapporto logico tra i bisogni, la

produzione e il consumo si è capovolto così che è necessario consumare per poter produrre (Grando, 1999). Il paradosso più evidente è che in questa abbondanza di oggetti, non sembriamo autorizzati a dire no: "la crisi degli ideali porta con sé la mancanza di autorizzazione a dire "no""(Tonelli, 1999). Nasce spontaneamente un interrogativo: "come è possibile ordinare in modo umano il godimento, cioè sostituirlo con la soddisfazione se non c'è un Ideale da seguire, se non c'è un padre che metta un limite, un divieto?"(Tonelli, 1999).
Occorre precisare un altro aspetto che è in stretta relazione coi disturbi alimentari: il cibo è innanzitutto un prodotto culturale che "ha un posto nel linguaggio e nel simbolico" (Grando, 1999), il cibo è un sistema incluso in una specifica civiltà ed è un vero e proprio sistema di comunicazione (Barthes, 1961). Ogni pietanza è quindi legata a degli usi e abitudini, a dei "protocolli" che non sono semplicemente alimentari (Barthes, 1961). Nella bulimia, questo ordine simbolico del cibo non viene rispettato: l'orario non conta più, come nemmeno l'ordine delle pietanze non ha più rilevanza, "si mangia da soli in un rapporto esclusivo con il cibo" (Grando, 1999).
Assistiamo perciò a un radicale cambiamento dell'Altro: "anziché farsi portatore delle istanze edipico-normative e degli ideali ad esse connessi, promuove il proliferare delle identificazioni e il consumo dell'oggetto" (Bonifati, 2006). Il soggetto moderno diventa uno "sperimentatore accanito di tecniche del piacere" (Maiocchi, 1999): l'esito di tutto ciò è che il soggetto evita il proprio desiderio per non dover affrontare i rischi e le perdite che il rapporto con l'Altro porta inevitabilmente con sé (Maiocchi, 1999). La società contemporanea offre l'illusione di un'offerta illimitata di oggetti capaci di soddisfare qualsiasi bisogno: è in questo contesto che "il desiderio dell'Altro è qualcosa di cui non ci si vuole porre il problema" (Barbuto, 1999).
Alessia Besana

BIBLIOGRAFIA
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dei preliminari, FrancoAngeli, Milano, 1999
Barthes R., Pour une psycho-sociologie de l'alimentation contemporaine, in « Annales ESC » vol.16, N°5, 1961
Bonifati L.S., L'anoressia nei modelli psicoanalitici contemporanei, in Cosenza D.,Recalcati M., Villa A.(a cura di), Civiltà e disagio:

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Cosenza D., Recalcati M., Villa A. (a cura di), Civiltà e disagio: forme contemporanee della psicopatologia, Mondadori, Milano, 2006
De Clercq F.,Tutto il pane del mondo, Sansoni, Firenze, 1990
Freud S., (1929) Il disagio della civiltà, in Opere, Boringhieri, Torino, vol.X, 1971
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Grando G. (a cura di), Nuove schiavitù. Forme attuali nella dipendenza, Franco Angeli, Milano, 1999
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Lacan J., "Les complexes familiaux dans la formation de l'individu", Navarin, Parigi, 1984
Lo Castro G., Cultura e padre, in "ABA news-trimestrale dell'associazione per lo studio e la ricerca sull'anoressia, la bulimia e i disordini

alimentari", annoV, N°18, 1997
Maiocchi M.T. (a cura di), Il lavoro di apertura: per una strategia dei preliminari, FrancoAngeli, Milano, 1999
Manzetti R. E., Prefazione. Esigenza di etica, in Grando G. (a cura di), Nuove schiavitù. Forme attuali nella dipendenza, Franco Angeli,

Milano, 1999
Monselesan A., Il declino ell'ideale nei complessi familiari, in Grando G.(a cura di), Nuove schiavitù. Forme attuali nella dipendenza,

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Recalcati M., Clinica del vuoto: anoressie, dipendenze, psicosi, FrancoAngeli, Milano, 2002
Tonelli G., Sulla dipendenza, in Grando G.(a cura di), Nuove schiavitù. Forme attuali nella dipendenza, Franco Angeli, Milano, 1999


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)