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Nuove droghe: strategie per arginare il fenomeno

Nuove droghe: strategie per arginare il fenomeno

Le nuove droghe quello che c’è da sapere (e anche da fare)

Scuola, famiglia, politica: ognuno deve informare, evitando di rimuovere o falsare il problema

Un ragazzo morto per ecstasy pochi giorni fa, altri giovani alla prese con gravissimi problemi dopo l’assunzione di un composto a base di amnesia (combinazione tra marijuana e metadone). Ha ancora senso, di fronte a questo (prevedibile) trend occuparsi di liberalizzazione o meno della cannabis? Più in generale: ha ancora ragione d’essere un dibattito fra proibizionismo e antiproibizionismo sulle droghe «tradizionali»? Il fronte si è spostato. Bisogna prenderne atto. E anche parlare solo di «droghe sintetiche» rischia di essere una semplificazione.

Non si tratta di capire soltanto quali sono le nuove sostanze e di impostare una strategia per arginarle secondo schemi consolidati, di maggiore o minore successo. Non sono cambiati solo gli stupefacenti. Sono cambiati anche i canali di diffusione e il mercato, sempre più fluidi, destrutturati e parcellizzati. Sono cambiati i consumatori, non più «tossici» riconoscibili ma ragazzi (e adulti) «normali» e integrati.

E lo spacciatore non è più «l’uomo nero» ma il compagno di banco, e per la sintesi e i mix possono bastare quattro pentole a pressione. Invocare questo o quel modello di gestione del problema, sperimentato qui o altrove, può essere utile solo relativamente.

Riduzione del danno o proibizione

In Olanda ci sono punti in cui i ragazzi possono portare la pasticca e farla analizzare: se è troppo pericolosa non viene restituita, altrimenti il ragazzo viene avvertito dei rischi e di come gestirli. Si chiama politica della «riduzione del danno». Non c’è moralismo, ed è una buona cosa, ma un aiuto attraverso l’informazione. Magari se gli amici del giovane morto a Riccione avessero saputo che cosa fare sin dalla prime avvisaglie della crisi del loro compagno ora non saremmo qui a parlarne.

Ma un tossicologo potrebbe replicare, con argomenti solidi, che con le miscele di sostanze sempre nuove che circolano le possibilità di analisi rapida davvero efficace sarebbero molto esigue. Si potrebbero citare altri esperimenti, come quelli in Austria con camioncini che vanno ai rave party proponendo l’analisi delle sostanze, ma pare che siano pochi i giovani che aderiscono all’invito. Allora proibiamo? Possibile, e anche ragionevole partendo dal fatto che la distinzione fra droghe leggere e pesanti è quantomeno discutibile, e che la cannabis, come scriveva Alberto Mantovani (Corriere di ieri), fa comunque male. Ma il mercato delle dipendenze è fluido, come si diceva, e ha la tendenza a plasmarsi sulle normative vigenti. «Dopo la legge del 21 febbraio 2006 (art. 45) si è assistito a una temporanea riduzione dei consumi occasionali di cannabis» spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa. «Allo stesso tempo è aumentato il mercato delle sostanze chimiche e anche per quanto riguarda la cannabis i consumatori abituali non sono calati in modo significativo sul lungo periodo». Il dibattito potrebbe continuare, con l’elenco di pregi e difetti delle diverse soluzioni, ma la situazione è cambiata e ne servono di nuove

(...omissis...)


copia integrale del testo si può trovare al seguente link:
http://www.corriere.it/salute/15_luglio_27/nuove-droghe-sapere-fare-b2590e02-3491-11e5-b933-63839669b549.shtml?refresh_ce-cp


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)