Observer: l'impatto della coca
cufrad news alcologia cocaina dipendenza patologica
L'impatto della coca
Non è rimasto nulla di artigianale nella produzione della cocaina, scrive l'Observer. Le coltivazioni della polvere bianca sono molto dannose
per l'ambiente. Il paese che ne risente di più è la Colombia, che tuttavia conserva ancora una grande biodiversità, con circa 35mila specie
di piante.
"Il consumo di massa della cocaina nelle nazioni sviluppate richiede piantagioni industriali e spinge sempre di più la produzione verso
habitat vergini e fragili", scrive l'Observer. Il trattamento della droga avviene in laboratori nella foresta, dove le foglie vengono
mescolate con 32 agenti chimici diversi per ottenere la cocaina.
"Un chilo di pasta di coca produce seicento chili di rifiuti e duecento litri di acqua contaminata", sottolinea il domenicale britannico.
Inoltre, "si stima che per ogni ettaro di coca vengano distrutti circa tre ettari di foresta". E come se non bastasse, anche le sostanze
chimiche per distruggere le piantagioni di coca contribuiscono all'inquinamento.
A subirne le conseguenze sono le popolazioni locali, che si ritrovano sempre più spesso a contendersi le poche risorse rimaste. Secondo l'
Observer, in Colombia sono già migliaia i profughi che hanno abbandonato le loro terre. Intanto, la produzione di cocaina si sta diffondendo
in Perù e Bolivia. Per limitarla, l'Observer propone di costituire più riserve naturali. "Ma prima dobbiamo ridurre la domanda", conclude il
settimanale, perché ogni "sniffata" riduce la biodiversità.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)