Olanda: la "dottrina Klink", primo giro di vite sulle droghe leggere
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Le prime avvisaglie si erano avute poco meno di un anno fa quando, nel mese di novembre, il governo olandese decise di cedere parzialmente alle forti pressioni interne (cristiano-democratici ed elettorato islamico), ed estere (crescenti lagnanze dei paesi confinanti che subiscono gli effetti negativi della politica tollerante verso le droghe leggere). All'epoca, il governo olandese decise che circa un quinto dei famosi coffee shop di Amsterdam, dove è legale la vendita di marijuana, fossero chiusi in quanto ubicati a meno di 250 metri da un istituto scolastico superiore. Il progetto, in verità, era duplice. Mirava a ridurre del 17% il numero dei coffee shop e, contestualmente, dimezzare quello delle vetrine a luci rosse (da 482 a 240). La sinistra militante schierò le proprie truppe. Ma il progetto governativo è andato avanti.
A dare un "ripassino" ai rosso-verdi ci pensò il ministro della Salute, del benessere e dello Sport, alias signor Abraham "Ab" Klink, il quale si premurò di vietare l'uso dei funghi allucinogeni, dei quali si mercificava "ad libitum" in ogni coffee shop conosciuto. Divieto motivato dal lapalissiano fatto che "l'uso dei funghi magici provoca allucinazioni. Suscitando comportamenti imprevedibili e quindi rischiosi". Mentre già a Rotterdam, con la persuasiva "spinta" del 40% degli abitanti (di fede musulmana), si è proceduto a "riqualificare" (ora si dice così), buona parte del quartiere a luci rosse, ora sembra venuto il momento di Amsterdam. Tre importanti membri del governo hanno inviato una lettera ai mass media olandesi. Una missiva nella quale hanno rincarato la dose del loro collega Abraham "Ab" Klink, affermando di voler conservare il sistema dei coffee shop, riservandoli però ai soli membri tesserati. Questo al fine di scoraggiare il diffuso fenomeno del "narcoturismo". Come contropartita, i coffee shop non avrebbero più il tetto del "fumo" legalmente detenibile in dispensa (ora di mezzo chilo) Curioso il fenomeno dei Coffee shop in Olanda. Essi sorsero alla fine degli anni Sessanta con la pretesa che i luoghi di vendita riconosciuti offrissero maggiori sicurezze rispetto a 100 spacciatori clandestini. Le droghe leggere, sia chiaro, non sono legalizzate ma "tollerate". Purché consumate in modo discreto. Un coffee shop, come detto, può detenere legalmente fino a 500 grammi di marijuana e venderla ai clienti (purché maggiorenni), con una quantità massima pro-capite di 5 grammi. Vietati gli alcolici (sai com'è, dovessero annebbiare la mente....), mentre sono disponibili bevande analcoliche. Restano in piedi due quesiti. Il primo: la curiosità di comprendere come verrà gestito questo nuovo giro di vite. Le tre parti che formano la coalizione di governo sono in disaccordo sulla politica delle droghe. I cristiano-democratici ed i loro alleati vorrebbero addirittura smantellare i coffee shops mentre, manco a dirlo, la parte laburista vorrebbe mantenerli. Il secondo: un accesso riservato ai soli soci significa, a tutti gli effetti, escludere dal consumo delle droghe leggere tutti gli altri cittadini dell'Ue. Una discriminazione basata sulla nazionalità, contraria alle norme della stessa Unione Europea e suscettibile di essere respinta da Bruxelles come incostituzionale.