Olbia: 350 casi dal 2004 di malati di gioco, in Italia se ne contano oltre un milione
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Asl Olbia: 350 casi dal 2004 di malati di gioco, in Italia se ne contano oltre un milione
Il gioco d'azzardo sotto la lente dell'Asl di Olbia che ha reso noto come alcuni dati sulla ludopatia. L'azienda gallurese, guidata dal
direttore generale Giovanni Antonio Fadda, dal direttore amministrativo Giorgio Tidore e dal direttore sanitario Maria Serena Fenu, ormai da
circa otto anni ha istituito all'interno del Servizio delle Dipendenze aziendale i gruppi terapeutici di gioco d'azzardo patologico (Gap),
una risposta concreta per la patologia che rientra tra i "disturbi del Controllo degli impulsi". Il giocatore patologico, infatti, nell'arco
di breve tempo mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco d'azzardo, aumentando la frequenza delle giocate e il tempo passato a giocare, contestualmente aumenta la somma giocata nel tentativo di recuperare le perdite, investendo spesso più delle proprie possibilità economiche e, di conseguenza, trascurando quelli che sono gli impegni della vita, come famiglia, amici, anche lavoro, per dedicarsi al gioco,
spesso mettendo in crisi economica il proprio nucleo familiare. In Italia il settore, nonostante la crisi, è in costante espansione: "Nel
2010 sono stati "giocati" oltre sessanta miliardi di euro, per il 2011 si prevede un fatturato di 70 miliardi di euro e per il 2012 almeno
80. Nei nostri giorni l'offerta s'impenna di giorno in giorno, e a farne le spese sono i più fragili", spiega Salvatore Carai il direttore
del centro di via Ghiberti a Olbia.
"Facendo un calcolo approssimativo si calcolano in Italia oltre un milione di "dipendenti patologici da gioco", considerando però che il
problema non può essere ricondotto al singolo giocatore ma va esteso al nucleo familiare, ci troviamo di fronte a un pesante incremento del
numero di persone direttamente coinvolte, tale da costituire nel nostro Paese una vera e propria emergenza sociale", aggiunge Carai. Uno
strumento adeguato per affondate questa dipendenza è sicuramente la psico-terapia di gruppo: "I dati mostrano come il 90% dei giocatori che partecipano alla terapia non gioca più, e solo il restante 10%, pur continuando a frequentare le sedute, continua ad azzardare, anche se in misura assolutamente inferiore rispetto al passato", spiega Carai.
La Asl di Olbia dal 2004 ha ricevuto circa 350 richieste d'aiuto, la maggior parte provenienti dai familiari dei giocatori. Sono stati presi
in carico circa 170 famiglie con un giocatore d'azzardo patologico: oltre al giocatore frequentano gli incontri anche i familiari stretti,
tipo mogli, madri, figli, a volte amici. Attualmente frequentano i gruppi terapeutici circa 70 giocatori, insieme alle rispettive famiglie. I
giocatori che frequentano i gruppi terapeutici hanno un'età tra i 20 ed i 70 anni; i più coinvolti sono gli uomini, quasi tutti hanno un
lavoro stabile, sono numerosi i lavoratori dipendenti, ma ci sono anche liberi professionisti, artigiani e commercianti. "Al giorno d'oggi,
in cui più di altri tempi l'offerta d'azzardo è sempre più aggressiva e istituzionalizzata, i cittadini, in particolari quelli più deboli,
sono messi alla prova, ciò porta ad un sempre maggior consumo del "gioco d'azzardo" che riguarda tutti gli strati sociali, anche se si
riscontra un maggior ricorso al gioco nei ceti medio/bassi, dove la giocata viene spesso intesa come un vero e proprio "investimento"
alternativo al guadagno generato dal lavoro. I giovanissimi sono particolarmente vulnerabili rispetto all'azzardo, che dà loro modo di
ricercare attraverso una "dipendenza legale e pulita" sensazioni intense, che immettono il giovane, con scarsa prudenza, in una situazioni di
pericolo, senza valutarne le possibili conseguenze" conclude Carai.
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)