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Oltre la tragedia di Calcutta: le distillerie illegali, un problema in tutta l'India

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Oltre la tragedia di Calcutta: le distillerie illegali, un problema in tutta l'India
Di Ilaria M. Linetti
L'alcol è una delle maggiori cause di morte nel mondo: secondo stime dell'Organizzazione mondiale della sanità a esso sono dovute il 6,2 per cento delle morti tra gli uomini, il 9 per cento nella fascia di età 15-29 anni. Non sono incidenti stradali e malattie legate al consumo di alcolici, però, che hanno conquistato le prime pagine dei giornali indiani negli ultimi due giorni in India: al momento sono 170 le vittime di un'intossicazione dovuta al metanolo presente in un distillato illegale, venduto nell'area di Calcutta. Rischia di diventare la tragedia con più vittime per avvelenamento da metanolo, dopo i 180 morti in Karnataka nel maggio 2008: duecento persone sono ancora in ospedale. Un altro evento particolarmente grave è stato quello ad Ahmedabad, in Gujarat, che ha ucciso 136 persone un anno dopo. Nel 2010 in diversi incidenti in tutto il Paese, da Varanasi all'Andhra Pradesh, erano morte quasi 100 persone. In Kerala le vittime erano state 23, nel settembre 2010, ma nello Stato costiero del sud la lotta alle distillerie illegali va avanti dal 2008. In cinque anni ne sono state chiuse più della metà, facendo scendere il numero da 5000 a 2200.
È l'aggiunta di metanolo, presente nell'alcol metilico, a rischiare di provocare cecità, con 10 millilitri bevuti, e morte, dalle 10 alle 30

ore dopo aver ingerito più di 30 millilitri. Il componente, nonostante sia tossico, viene aggiunto spesso nelle distillerie illegali per

"allungare" il prodotto. Eppure, due terzi degli alcolici consumati in India sono illegali: negli ultimi giorni anche a Calcutta hanno

continuato a essere venduti prodotti di contrabbando. "E' l'unica cosa che possiamo permetterci, siamo alcolizzati" ha detto un uomo al

settimanale India Today. Sarebbero 60 milioni, secondo i dati riportati dal quotidiano Times of India, gli indiani affetti da questa

dipendenza, corrispondenti al 5 per cento della popolazione. Secondo il giornale, i datori di lavoro a volte pagano gli stipendi ai loro

impiegati in alcolici piuttosto che in contanti. Secondo un'indagine del Nimhans, l'istituto nazionale di salute mentale e neuro scienze di

Bangalore, in alcune case è più alta la spesa in alcolici piuttosto che lo stipendio. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda le

famiglie più povere.
Anche l'età in cui si inizia a bere è drasticamente diminuita negli ultimi vent'anni, passando dai 19 ai 13 anni. Sembra però che alcune

iniziative funzionino: in Maharashtra la percentuale di donne picchiate dai mariti è scesa del 35 per cento da quando è stato introdotto il

divieto di bere al di sotto dei 25 anni, mentre diversi villaggi hanno proibito del tutto i liquori. In tutta l'India, però, vengono prodotti

il 65 per cento dei prodotti alcolici del sud-est asiatico.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)