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OMS: il gioco d'azzardo patologico, un problema in espansione

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Riccardi, dipendenza sempre piu' forte. E pubblicita' l'alimenta


In Italia ''si sta manifestando una vera e propria dipendenza psicologica dal gioco, la cosiddetta ludopatia, un comportamento compulsivo, assimilabile alla tossicodipendenza o all'alcolismo''. La denuncia arriva dal ministro per la Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi, che con un intervento sul settimanale Famiglia Cristian, torna a segnalare ''la pericolosita' del gioco d'azzardo e la necessita' di regolare la pubblicita' in proposito''.

Rispondendo all'appello di una donna il cui marito e' sempre piu' coinvolto dal gioco, Riccardi riflette ''sul dolore di tante famiglie e sul tunnel in cui si ritrovano non pochi italiani. La pubblicita', da parte sua - osserva - trasmette un messaggio allettante: l'azzardo come una via rapida e breve per aver fortuna in un presente in cui tante strade si chiudono davanti alla gente.

Significativamente, nei tempi di crisi e di calo di speranza il gioco d'azzardo prospera. E' il sogno di una vita che non richieda fatica, lavoro e pazienza. Ma bisogna anche dire che si tratta di un'illusione. Talvolta, il gioco e' anche un rifugio dopo tante frustrazioni e dopo che la vita si e' rivelata troppo difficile. Si cerca magicamente di cambiare una situazione di disagio in una conduzione fortunata. Ma spessissimo la magia non riesce'', ''anzi, spesso comincia una storia che porta sempre piu' in basso: indebitamenti, ingresso nei circuiti dell'usura, coinvolgimento dei familiari e crisi delle famiglie''.

''Non che si voglia abolire l'aspetto ludico della nostra vita, perche' giocare e' un aspetto bello della vita'', sottolinea Riccardi, ma ''si deve segnalare un pericolo e una dipendenza per una fascia di persone. Del resto il gioco si va spostando sempre piu' da una dimensione sociale (per cui quello che perdo lo vince un altro) a una dimensione solitaria (in cui mi trovo davanti a un ente anonimo che incassa le mie perdite e paga i miei guadagni)''. ''Secondo l'Organizzazione mondiale della sanita' - ricorda il ministro - il 3 per cento degli italiani, circa un milione e mezzo, sono affetti da questa sindrome. La maggior parte dei giocatori sono uomini, per lo piu' diplomati; ma non mancano le donne. Il giocatore viene preso da una forma ossessiva: gioca per rifarsi dalle perdite ed entra in un circuito da cui non e' facile uscire, perche' monopolizza tutta la sua attenzione.

Bisogna prevenire queste forme di dipendenza, ma anche evitare che, con la pubblicita', si alimenti un'attrazione pericolosa. Il gioco diventa come il fumo e bisogna avvertire che di esso si puo' 'morire'. Muore, insomma, una vita normale, fatta di relazioni con gli altri e di equilibrio, sotto il peso di una dipendenza sempre piu' schiacciante''.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)