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OMS: statistiche sugli omicidi giovanili e correlazione con il consumo di alcolici

OMS: statistiche sugli omicidi giovanili e correlazione con il consumo di alcolici

Una sconcertante statistica è stata pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) a proposito degli omicidi tra

i giovani e giovanissimi in Europa. Dai dati risulta che in Russia la percentuale di giovani tra i 10 e i 29 anni d'età che

muoiono uccisi da qualcun altro non solo è la più alta d'Europa ma raggiunge livelli incredibili: 34 volte di più rispetto al

paese meno violento, la Germania. In cifre, risulta che in Russia 15,85 giovani su centomila ogni anno muoiono assassinati,

contro 0,48 in Germania.
Nella truce graduatoria pubblicata dall'OMS, la Russia è seguita - a una certa distanza - dall'Albania e poi dal Kazakhstan,

rispettivamente con 11,20 e 10,66 su centomila; a 6,31 si colloca la Bielorussia, a 5,60 l'Ucraina, a 4,71 il Kirghizstan,

seguito poi dall'Estonia e dalla Lituania. Viene quindi Israele (4,30) e poi ancora altri paesi dell'ex Unione sovietica:

Lettonia, Moldova, Georgia. Il peggior paese "occidentale" è il Belgio con 1,95 vittime su centomila; l'Italia si colloca a

1,03 - la peggior posizione tra i grandi paesi europei come la Spagna (1,02), la Francia (0,60), la Gran Bretagna (0,58) e la

citata Germania, che ha il dato migliore di tutti.
Il giornale online The Moscow News riporta i dati, specificando che la base statistica usata dall'OMS è piuttosto

disomogenea, dato che per molti paesi il periodo preso in considerazione è il 2004-2006 mentre per la Russia i dati

paragonabili sono più vecchi del 1998 e si riferiscono al periodo più buio del paese, i disastrosi anni eltsiniani seguiti al

crollo dell'Unione sovietica e del sistema socialista; resta il fatto, sottolinea il giornale, che evidentemente in Russia

agiscono fattori che altrove non esistono o esistono in modo attenuato: in primo luogo l'incidenza dell'alcolismo giovanile,

quindi una "cultura della violenza" e uno scarso apprezzamento per il valore della vita che risale probabilmente a diverse

generazioni fa, all'epoca della guerra e delle repressioni staliniane (impossibile dimenticare il detto di Stalin, "niente

uomo, niente problema". Conta molto poi la povertà di ampi strati di popolazione, insieme all'ineguaglianza sociale: lo

studio dell'OMS sottolinea infatti che i dati più impressionanti vengono tutti dai paesi dove la prosperità è minore e meno

omogeneamente diffusa.
Il rapporto tra maschi e femmine tra le giovani vittime di omicidio si situa in generale a livello di 3,6 maschi per ogni

femmina, con un rapporto un po' più alto (3,8) nei paesi a basso reddito, che poi rappresentano la grande maggioranza dei

casi, e decisamente più basso (2,4) nei paesi più prosperi, dove anche il numero degli omicidi è molto minore. A spiegare

questa differenza vengono chiamati in causa soprattutto fattori culturali (che portano a competizioni violente tra giovani

maschi per motivi di "onore" o "prestigio") e ancora una volta l'alcolismo, decisamente più diffuso tra i maschi rispetto

alle femmine.
L'analisi pubblicata evidenzia anche altri "dettagli": per esempio, che l'arma omicida, nell'insieme dei paesi considerati, è

prevalentemente il coltello (40 per cento dei casi), seguito dai cosiddetti "oggetti contundenti" (bastoni, mazze, sassi),

dallo strangolamento e infine dalle armi da fuoco. Queste ultime sono invece prevalenti in alcuni paesi (tra cui l'Italia, la

Georgia, l'Azerbaigian); interessante la notazione secondo cui negli ultimi anni in diversi paesi, in primis la Russia,

sarebbe in forte crescita il numero dei giovani assassinati col mezzo più brutale ed "economico", cioè mazze e bastoni; in

generale, comunque, sembra in forte crescita anche il numero dei giovani che escono di casa armati di coltelli.