Oncologia: attenzione ai fattori di rischio
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L'oncologo: «Fumo, alcol e cibo: ecco come prevenire i tumori»
Sapere, sapere, sapere. Prevenire, prevenire, prevenire. Oggi molti tumori si debellano con la diagnosi precoce, che tanti
pusillanimi stolidamente temono. Al primo sintomo, subito dal medico o dallo specialista, subito i controlli.
Parola mia, che ci sono passato, e dell'oncologo del San Raffaele di Milano, e demiurgo dei convegni oncologici di Erice,
professor Eugenio Villa, Cassazione assoluta in questo campo insidiosamente minato.
Cos'è biologicamente il cancro?
È la proliferazione incontrollata di cellule che tendono a diffondersi. Cioè, a metastatizzare in altri organi o strutture
attraverso i vasi venosi o linfatici.
E clinicamente?
È un ammasso di cellule che progressivamente, aumentando in modo più o meno veloce, formano un nodulo in genere di
consistenza diversa rispetto a quella dell'organo d'insorgenza. Questo nodulo è reso visibile, palpabile o evidenziabile con
accertamenti ecografici, radiologici convenzionali, Tac, risonanza magnetica nucleare, scintigrafia o PET.
Lo sviluppo del tumore è sempre accompagnato da sintomi?
Non sempre. Se la diagnosi è tardiva, c'è una maggiore probabilità di presenza di metastasi a distanza.
Le diagnosi sono sempre difficili?
Fortunatamente, no. Grazie alla tecnologia di cui oggi disponiamo.
Le neoplasie più docili?
Se per docili s'intendono neoplasie che possono dare una lunga sopravvivenza: alcune varietà di linfomi non Hodgkin,
cosiddetti "indolenti", alcune forme di leucemia linfatica cronica, alcune varietà di carcinoma della mammella e della
prostata. Tumori, anche se metastatici, sensibili ai trattamenti ormonali. Trattamenti che possono garantire la sopravvivenza
anche di decenni.
Le neoplasie più severe?
Il carcinoma del pancreas e del polmone che, purtroppo, ancora oggi, viene diagnosticato in oltre il 70 per cento dei casi in
stadio avanzato e, di conseguenza, non guaribile.
Esistono tumori ereditari?
Se si parla di eridetarietà in senso stretto, dal punto di vista genico, no.
C'è una predisposizione ereditaria?
Sì. Conseguente a una o più mutazioni geniche che, insieme a cofattori non completamente noti, incide sulla maggiore tendenza
allo sviluppo di tumori. Il 10-15 per cento di alcune neoplasie - seno, ovaio, colon retto, melanomi - possono essere
ricondotti a una predisposizione genetica.
Il cancro è mai contagioso?
No. Si possono trasmettere infezioni che espongono ad un maggior rischio di svilupparlo.
Ad esempio?
I virus dell'epatite predispongono al rischio dell'epatocarcinoma, l'helicobacter pilori a quello del linfoma gastrico, il
papilloma virus a quello della cervice uterina, il virus dell'Aids a vari tipi di neoplasie.
Quali tumori hanno sicuramente un'origine virale?
Nessuno ha un'origine esclusivamente virale. Il virus può essere una concausa.
Esistono vaccini?
Finora, solo in via di sperimentazione.
C'è una campagna di vaccinazione delle ragazze contro l'infezione da papilloma virus (HPV).
Non è una vaccinoterapia contro il tumore, ma contro il virus che ne favorisce lo sviluppo.
Ci sono organi portatori alla nascita di tumore?
Ci sono tumori dovuti a un'alterazione dello sviluppo delle cellule embrionali.
Negli uomini esistono cellule tumorali latenti che non diventeranno mai clinicamente tumori?
Sì. Ad esempio, il carcinoma della prostata. Da casistiche di autopsie di uomini deceduti per cause varie oltre gli ottant'
anni, circa il 60 per cento risultava affetto da un carcinoma della prostata, senza che questo avesse dato segni clinici.
Sono molte le sostanze cancerogene identificate?
Sì, anche se moltissime ancora non lo sono.
Perché?
Per i lunghi periodi di latenza, a volte sono necessari molti anni di esposizione e di osservazione per identificarne
completamente la pericolosità.
Quali fattori individuali influenzano l'insorgenza di una neoplasia?
Il consumo di alcool, il fumo, il tipo di alimentazione ed eventuali predisposizioni ereditarie.
E gli idrocarburi?
Quelli policiclici presenti nel petrolio, nell'asfalto, nel fumo di sigaretta, si generano per riscaldamento nel carbone,
nella benzina, nella nafta e si formano nella cottura ad alta temperatura con parziale carbonizzazione del cibo (alimenti
fatti alla brace, fritti, sostanze tostate).
In quale percentuale l'ambiente favorisce lo sviluppo di un tumore?
Abitare in una grande città di un Paese industrializzato farebbe aumentare di almeno il 50 per cento il rischio di tumore
polmonare.
Di quali tipi di tumore il fumo è responsabile?
Il fumo di sigaretta si stima che provochi il 50-80 per cento di tutti i tumori polmonari. In associazione con l'alcool, è la
causa principale dei tumori del cavo orale, laringe, faringe, esofago. Non solo: aumenta considerevolmente il rischio dei
tumori del pancreas, del rene e della vescica. Complessivamente la quota dei tumori dovuti al tabacco è di circa il trenta
per cento del totale.
E l'alcool?
L'alcool viene chiamato in causa come elemento cancerogeno per il tumore del fegato, favorendo la cirrosi e la sua
degenerazione neoplastica.
E la carne?
Nel mondo occidentale il carcinoma del colon è il secondo tumore per incidenza nell'uomo, dopo il tumore del polmone e, nella
donna, dopo quello della mammella. È stato anche associato al maggior consumo di carne rossa.
Una dieta povera di fibre aumenta il rischio di tumore all'intestino?
Sì. Ma non è chiaro se il maggiore rischio sia legato a un problema di alimentazione, di modo di cottura dei cibi o allo
sviluppo di sostanze cancerogene nel processo di degradazione della carne.
E la sovralimentazione?
L'obesità favorirebbe l'insorgenza dei tumori del colon, della mammella, dell'utero, del rene, dell'esofago e, forse, del
pancreas, dell'ovaio e della colecisti. Avrebbe invece un ruolo protettivo il consumo di verdura, frutta e pesce.