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Orientamento sessuale e alcolismo

Orientamento sessuale e alcolismo

ORIENTAMENTO SESSUALE E ALCOLISMO

L’orientamento sessuale rappresenta una parte fondamentale della sessualità umana, che contribuisce a definire e a delineare la personalità dell’individuo. L’orientamento sessuale determina di chi ci innamoriamo, con chi sogniamo di passare il resto della nostra vita, con chi vogliamo avere rapporti sessuali e costruire una famiglia. In generale, gli psicologi sono concordi nell’asserire che l’orientamento sessuale si definisca già in età prescolare, e che sia determinato da diversi fattori, in parte legati all’ereditarietà e alla genetica (Hamer, 2011; Sheldon, Pfeffer et al., 2007). Ma al di là della natura di questo fenomeno, quello che è ben noto è che gli adolescenti che scoprono la propria omosessualità o bisessualità devono fare i conti con una serie di problematiche di natura psicologica e sociologica che viene risparmiata ai loro coetanei eterosessuali. Il primo compito evolutivo che viene loro richiesto per accettarsi ed essere accettati e riconosciuti dagli ambienti in cui vivono, è il coming out, a cui si accodano una lunga serie di difficoltà legate al pregiudizio, alla segregazione di genere e allo stigma sessuale.


Il coming out rappresenta, infatti, secondo modello dello sviluppo dell’identità sessuale di Erikson, (1982), un compito che deve essere portato a termine con successo, se si vuole arrivare a maturare una personalità sana, poiché concerne il rispetto di sé stessi, la fiducia, la differenziazione e l’accettazione di ciò che si è da parte di sé stessi e degli altri. Questo processo nei giovani omosessuali è un passo fondamentale nella crescita e nello sviluppo di una identità personale e sociale, ed è necessario per migliorare la propria autostima e la visione che si ha di sé stessi (Henry, 2013). Le conseguenze di un rifiuto da parte della famiglia e degli amici sono devastanti per un adolescente, che non solo sta affrontando una problematica non comune a tutti i suoi coetanei, ma che si sente spaventato e diverso e necessita del supporto e della comprensione dei genitori.


Nel nostro Paese le cose appaiono ancora più complicate, dal momento che la nostra è una società basata sulla famiglia, all’interno della quale gli adolescenti e i giovani adulti vivono più a lungo rispetto alle altre culture occidentali. I giovani gay e lesbiche si devono quindi confrontare con i valori della famiglia tradizionale, caratterizzata da una forte concezione cattolica e conservativa, che privilegia le unioni tra maschi e femmine, e che spinge verso la segregazione di genere. L’eterosessismo diffuso nella nostra società stabilisce infatti che l’unico orientamento sessuale possibile sia quello eterosessuale, e chi non si sente conforme a questa norma viene etichettato, escluso, rifiutato (Lingiardi, Baiocco e Nardelli 2012; Baiocco, Fontanesi et al., 2014). Nel nostro paese quindi, gli adolescenti omosessuali che sentono il bisogno di confidarsi e di aprirsi relativamente al proprio orientamento sessuale incontrano una lunga serie di difficoltà, e possono essere spaventati e preoccupati all’idea del coming out: in un contesto di diffidenza e pregiudizi, la segregazione sociale, il rifiuto e l’isolamento sono conseguenze molto realistiche.


Lo stigma sessuale rappresenta l’insieme di credenze e pregiudizi con cui le persone non omosessuali guardano ai comportamenti e alla personalità di gay, lesbiche e bisessuali. Una cultura e una società basata principalmente sull’eterosessismo, tende quindi ad escludere, emarginare e giudicare chi non è conforme alle proprie norme, comportandosi in maniera estremamente negativa e rimanendo ancorato alle proprie convinzioni (Lingiardi, et al. 2012). Lo stigma sessuale può avere effetti negativi sulla vittima di tale fenomeno come, ad esempio, scarsa autostima, immagine negativa di sé stessi, solitudine, capacità di coping limitate, senso di vergogna ed inadeguatezza, e soprattutto nei giovani, l’omofobia sessuale interiorizzata. Tutti questi effetti portano gli adolescenti che hanno dubbi sulla propria sessualità o che hanno capito di essere omosessuali, ad interiorizzare un’immagine di sé stessi e del proprio orientamento sessuale come estremamente negativa (Herek, Gills, Cogan, 2009).


Lo stigma sessuale interiorizzato fa riferimento quindi alle credenze, ai comportamenti e alle idee generate da un contesto particolarmente eterosessista e conservativo, che vengono introiettate dagli omosessuali, tanto da influire negativamente sulle modalità con cui l’individuo si percepisce, influenzando negativamente lo sviluppo. L’adolescente che presenta alti livelli di stigma sessuale interiorizzato o omonegatività, si percepirà come sbagliato, fuori luogo, tanto da giudicare il proprio orientamento sessuale come inopportuno, come una punizione, e tutto questo inficia negativamente il delicato passaggio dello svelamento agli altri della propria identità. Gli effetti di questo fenomeno possono essere devastanti per il benessere dell’adolescente che vive con il peso di sentirsi diverso e “sbagliato” a causa del proprio orientamento sessuale. Da un lato è possibile negare e negarsi, nascondendo i propri desideri e i propri bisogni, generando così uno scompenso nell’immagine di sé e nella rappresentazione della propria identità, sia con gli altri che con sé stessi. Dall’altro è possibile che la persona scelga comunque di vivere la propria omosessualità, ma che tali emozioni negative possano influenzarne la salute mentale, visto il conflitto costante in cui la persona si trova.


La letteratura infatti, ha individuato diverse conseguenze come depressione, ansia, attacchi di panico, incapacità di concentrarsi, disturbi del sonno, isolamento, solitudine e in alcuni, gravissimi casi, persino il suicidio (Baiocco et al, 2014). In molti casi, lo stress che deriva dall’omofobia sessuale interiorizzata, è direttamente connesso ad eventi discriminatori, quali ad esempio l’essere emarginato, rifiutato dagli amici e dalla famiglia ed essere vittima di veri e propri atti di bullismo, violenza verbale o fisica. La ricerca scientifica ha recentemente sottolineato come, soprattutto nei giovani, si ricorra al consumo di alcool per limitare gli effetti negativi di queste situazioni e fronteggiare lo stress. Di conseguenza, uno dei principali rischi connessi all’omofobia interiorizzata è quello di sviluppare una dipendenza da alcool. Uno studio italiano, ha infatti dimostrato, in una popolazione di giovani dai 18 ai 24 anni, la forte presenza di binge e heavy drinkers nel campione ad orientamento omosessuale, rispetto al campione eterosessuale (Baiocco, D’Alessio, Laghi, 2010). Non solo, tale ricerca ha anche dimostrato che i problemi relativi al consumo di alcol, sono direttamente connessi ad alti livelli di omonegatività interiorizzata, nonché a problematiche legate al coming out con la famiglia e gli amici. Infatti, risulta che gli adolescenti LGB (lesbo, gay, bisex) iniziano a consumare alcool in giovanissima età, abusano di alcool molto frequentemente fino ad arrivare a stati di coscienza alterati, e hanno, in percentuale, maggiori amici che fanno uso di alcolici rispetto ai loro coetanei eterosessuali. Questi dati legati ai rischi del consumo di alcol in popolazioni LGB, confermano i risultati ottenuti da altre ricerche internazionali. Sono diversi infatti gli studi che si sono occupati di indagare la relazione tra orientamento sessuale, abuso di alcolici e sostanze, stigma interiorizzato ed esperienze negative legate alla propria identità sessuale (Drabble, Midanick, Trocki, 2005; Ortiz-HernándezTello, e Valdés; 2009; Newcomb, Heinz e Mustanski, 2012).


(...omissis...)


Valeria Saladino


copia integrale del testo si può trovare al seguente link: http://www.behavioraladdictions.it/en/orientamento-sessuale-e-alcoolismo/


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)