Oristano: nasce il gruippo Al-Anon
Alcolisti anonimi, nasce in città Al-Anon gruppo di auto-aiuto
ORISTANO. Allegria. È questa la prima cosa che si nota parlando con i membri dell’associazione Al-Anon, il gruppo di sostegno per i familiari di chi fa o ha fatto abuso di alcool. Allegria contagiosa e sfacciata. Un’autoironia spiazzante velata dai racconti di esperienze disperate dove l’ansia, la paura, la rabbia, la vergogna e la solitudine erano diventati i padroni di troppe vite, spezzate dall’alcool.
«Di alcolismo non si ammala solo chi direttamente fa abuso di alcolici – spiega Giuseppe detto Beppi, veterano dell’associazione in Sardegna – tutta la famiglia ne è coinvolta. L’alcolista dopo che beve va a letto, la famiglia no, viene distrutta e le famiglie distrutte hanno bisogno di sostegno, di confronto e lo possono trovare in Al-Anon». Ci sono circa 480 gruppi di Al-Anon in Italia e adesso, finalmente, si stanno muovendo i primi passi anche ad Oristano, seguendo la scia degli Alcolisti Anonimi presenti nella parrocchia San Paolo dallo scorso aprile.
«Sono approdata all’associazione per disperazione – spiega Ornella – mi sentivo sola, con una vergogna immane sulle spalle. Gli effetti del co-alcolismo sono terribili, ti isoli dal mondo perché vivi la tua vita in funzione del familiare e non puoi parlarne con nessuno. Frequentando Al-Anon mi sono allontanata dalla dipendenza dal mio familiare e ho ripreso a vivere». Mariti, mogli, figli, genitori, amici, sorelle e fratelli di alcolisti ritrovano se stessi insieme grazie all’associazione di aiuto reciproco, dove in maniera anonima e totalmente gratuita possono raccontarsi e darsi una mano per uscire dalla desolazione creata dall’alcol.
«Quando arrivai al gruppo ero totalmente disperata – racconta Annadele – tutti sapevano ma tutti facevano finta di niente, ero sola. Il programma diceva che il recupero era per me, anche io dovevo recuperare perché continuavo a farmi del male inseguendo il brutto comportamento di mio marito. Avevo paura, sentivo la debolezza di non farcela. Il gruppo mi ha fatto bene, ho sentito il suo calore, l’amicizia, mi ha aiutata a superare queste sensazioni di impotenza». «Purtroppo noi familiari veniamo abbandonati dalla società, siamo tra di noi il nostro unico supporto – spiega Maria Bonaria – l’associazione mi ha cambiato la vita, mi ha insegnato a comunicare con mio figlio e a rinascere».
«Sono approdata in Al-Anon dopo un anno e mezzo di sobrietà di mio marito – racconta Lorena – dopo anni di manipolazione ti chiudi in te stessa, ti carichi di frustrazione. Mio marito era riuscito a recuperare grazie al gruppo di Alcolisti Anonimi di Sanluri, ma ormai l’alcolismo aveva manipolato anche la mia vita. Lui compiva passi da gigante mentre io continuavo a cercare lo scontro, combattevo da sola, non riuscivo a vivere. Così mio marito mi portò ad una riunione aperta tra A.A. e Al-Anon e le testimonianze degli altri mi si infilarono dentro, loro raccontavano e sorridevano. Sono passati solo pochi mesi da quando sono entrata nell’associazione ma ora rido, vado a cena fuori, esco. Loro sono la mia famiglia, mi hanno dato ciò che nessun altro poteva darmi, mi hanno ridato la vita, la mia identità e la mia dignità. Tante persone che stanno dietro le quinte dovrebbero trovare il coraggio di venirne fuori».
(...omissis...)