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Padova: la "droga in bottiglia" conquista i giovanissimi

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«I luoghi di lavoro sono sempre stati palestre di prevenzione sanitaria. Ma per quanto riguarda l'alcol, si tratta di un percorso estremamente difficile. E in Regione si fa troppo poco».
Parole del dottor Francesco Sarto, direttore del dipartimento di prevenzione Uls 16 «Alcol e Lavoro», lo stesso titolo del convegno organizzato dal Pd nella sede della circoscrizione 3 a Forcellini (Padova).
Ale relazioni è seguito un dibattito coordinato dal direttore del «mattino» Omar Monestier cui sono intervenuti il parlamentare Alessandro Naccarato e il capogruppo Pd in Regione Gianni Gallo; gli esperti Franca De Lazzari e Tiziana Codenotti; il presidente del Cdq 3 Andrea Micalizzi, monsignor Daniele Prosdocimo vicario per la Pastorale cittadina, Emanuele Scafato dell'Istituto superiore di sanità e Franco Marcomini, responsabile unità alcologia Ulss 16. Sotto esame le prospettive di un Paese che beve sempre di più, soprattutto i giovani, con ripercussioni su salute, incidenti stradali e sicurezza sul lavoro. «Sono oltre 9 milioni gli italiani che hanno un consumo di bevande alcoliche definito ad alto rischio» ha sottolineato Codenotti, vicepresidente del coordinamento Eurocare. Franca De Lazzari, direttrice del dipartimento di gastroenterologia, ha evidenziato come il sistema sanitario debba fare più prevenzione: «Soprattutto sui giovani, perché in Veneto il 40% degli adolescenti di 14 anni ha ammesso di essersi ubriacato almeno una volta nel mese precedente».Servirebbe un'opera di educazione, insomma, che dovrebbe partire come avvenuto in altri campi dagli ambienti di lavoro. «E' un processo che presenta notevoli ostacoli», ha sottolineato Sarto «e il termine di confronto più convincente è quello del fumo, dove il divieto negli ambienti di lavoro è stato accettato senza grosse difficoltà. Con l'alcol invece le resistenze culturali, anche per via di messaggi pseudoscientifici fuorvianti, sono molte». Dal 2006 il consumo di alcol è vietato in molti ambienti di lavoro dove esistono già dei rischi - trasporti, edilizia, industria pesante - e in quelli con aspetti educativi come l'insegnamento. «Ma non sono state adottate misure di controllo e prevenzione adeguate, anche per inadempienza delle Regioni - ha concluso Sarto - ad esempio potenziando gli Sisal o obbligando i datori di lavoro ad assumere medici competenti per svolgere controlli sistematici sul personale».