Padova: storie di tossicodipendenza
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«Non sono Lucignolo e Pinocchio, sprovveduti che non sanno quello che fanno. Sono consapevoli delle azioni, semmai non conoscono del tutto gli esiti dei loro comportamenti». Il dottor Antonio Stivanello lavora al Dipartimento per le tossicodipendenze dell'Ulss 16 di Padova, e conosce alla perfezione le storie che stanno dietro ciascuna delle persone che si rivolgono al centro per uscire dalla tossicodipendenza.
«C'è chi comincia giovanissimo e chi tardi intorno ai trentacinque, quarant'anni. Sui milleottocento pazienti che afferiscono al Sert, circa milleduecento sono tossicodipendenti per così dire tradizionali, politossicomani, extracomunitari in situazioni disagiate o disperate, ma seicento dei nostri assistiti rappresentano la nuova frontiera, quella dei dipendenti da sostanze inseriti nel contesto sociale, con un lavoro, una famiglia».
La sede al complesso ambulatoriale ai Colli si articola in due strutture complesse (Sert 1 e Sert 2) che condividono personale e dotazioni strumentali.
«I Sert - ricorda Stivanello - sono Servizi ad alta integrazione socio-sanitaria rivolti alle persone con problemi legati all'uso di sostanze psicoattive lecite ed illecite, non solo stupefacenti, trattiamo anche alcolisti e tabagisti. Da noi trovano medici, psicologi, assistenti sociali, infermieri, educatori che svolgono attività di informazione, formazione e prevenzione, e offrono assistenza specialistica, orientamento e segretariato sociale. E la domanda, negli anni, risulta in progressiva crescita».
L'Ulss offre ai tossicodipendenti ospitalità in comunità terapeutiche strutturate per il recupero e il reinserimento sociale: garantito all'assistito l'aiuto necessario alla non facile acquisizione di un nuovo stile di vita, anche grazie allo svolgimento di attività di formazione professionale. L'inserimento in comunità avviene a seguito di un programma terapeutico effettuato dai Sert, con il consenso del paziente.