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Parenti di alcolisti: testimonianze dai gruppi Al-Anon

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Alcolismo dilagante: c'è, però, un posto dove...

di Emanuela Martino


La nostra inchiesta sul consumo di alcol, partita nel mese di gennaio, ci ha portati a incontrare i familiari dei soggetti affetti da alcolismo. In questa prima parte le testimonianze e la storia del gruppo Al Anon di Reggio Calabria.


Le testimonianze
«Oggi indosso dei pantaloni che mio figlio mi ha strappato. Un giorno, così, perché non mi ha trovata in casa... Allora se l'é presa con i miei vestiti... Mio figlio ha 30 anni e beve da quando ne aveva 14, anche il padre beveva...Lui dice che lo fa perché non trova un lavoro, ma la verità è che lo aveva il lavoro, ne ha avuti tanti, ma beveva anche lì. Lui non frequenta gli alcolisti anonimi, ma io sì, perché voglio recuperare la mia vita. Passo».
Grazie.


«Io sono la figlia di un alcolizzato. Vengo qui con mia madre. C'erano moltissimi problemi in famiglia quando mio padre beveva, io non riuscivo a studiare ed ero molto chiusa con i miei compagni. Adesso, da quando frequentiamo il gruppo, le cose sono cambiate, va molto meglio. Anche il mio profitto scolastico e le mie relazioni con gli amici sono migliorate. Passo».
Grazie.


Sono le sette e mezza di un sabato di maggio, fa caldo, ma la finestra va tenuta chiusa perché il rumore delle macchine e il cicaleccio nella strada del pomeriggio prefestivo si fa sentire.
Ma loro sono lì e arrivano alla spicciolata, per parlarsi, per raccontare "come è andata la settimana". Sono i familiari degli Alcolisti Anonimi che due volte ogni sette giorni si incontrano per recuperare pezzi di una vita difficile, spesso devastata, quando non distrutta "dalla bottiglia".
Per alcuni l'alcolismo matura da un fattore ereditario, quasi sempre c'è un problema in famiglia, un lutto, una perdita, una difficoltà nel lavoro.


«Abbiamo perso una figlia. Così mia moglie ha iniziato a bere - racconta un uomo. Ho una figlia neurologa per cui abbiamo pensato di portarla al Sert di Messina. La cura è durata due anni, gli psichiatri le davano l'Alcover, ma non serviva a nulla. Mia moglie alle 11 del mattino era già ubriaca. Un giorno le ho versato una bottiglia in testa, perché ho pensato: "Vuoi bere? Allora adesso bevi come pare a me". E poi sorgono i problemi in famiglia, perché i figli ti dicono, ma come la sopporti? Come fai a stare con lei? E tu quando esci hai solo voglia di non rientrare in casa».


«Prima di entrare in Al Anon prendevo gli psicofarmaci e ho provato ad andare via di casa per non vedere mio figlio ubriaco- confessa una madre. Poi ho scoperto il gruppo familiari Alcolisti Anonimi e ho capito molte cose. Per esempio che l'alcolismo è una malattia, che fa sentire chi ne è vittima un super Dio, mentre chi gli sta attorno è preso da sensi di colpa, a metà tra quelli che provi tu e quelli che ti induce il tuo congiunto. Qui, invece, per me è ricominciata la speranza, che mi ha fatto sentire libera da colpe. Perché non è colpa di nessuno se hai un parente alcolizzato, un figlio, una madre, un padre, una sorella, un fratello. Tu lo devi accettare e distaccarti emotivamente da lui, standogli vicino, ma senza subire la sua violenza».


Storie vere, dolorose, ma raccontate con toni pacati, sereni, quelle dell'incontro dei familiari degli Alcolisti Anonimi. Tutti convinti della necessità di separare il proprio vissuto da quello di chi è vittima dell'alcol. Come passo fondamentale per riemergere dal baratro, che è emotivo e sociale. Un percorso da fare insieme agli altri, perché «nell'esperienza dell'altro, puoi trovare te stesso e capire come andare avanti». E trovare forza per compiere i "passi" necessari.


«Sono 30 anni che mio marito non beve. Tu guardi al passato e capisci di avere vissuto nella bugia. Della quotidianità e delle relazioni intime. Oltre alle difficoltà economiche, ai soldi che spariscono, alle litigate per indurlo a smettere di bere, alle promesse non mantenute. Il fatto è che gli alcolisti reggono bene l'alcol, li aiuta a sentirsi meglio, ad essere più brillanti nella società. L'alcol ti permette di costruire un edificio, fino a raderlo al suolo e perdere tutto, quando si entra nella dipendenza. Sembra regalarti il mondo, ma poi ti chiede tutto indietro con gli interessi. E tu ti arrabbi perché capisci che hai accanto una persona intelligente e non ti capaciti di come sia potuto accadere».


C'è anche chi è qui da poco: «È il secondo incontro, per me e mio figlio. Abbiamo avuto momenti tristi. Lui ha moglie e figli, e io un giorno stavo per spaccargli una sedia in testa. Dal primo incontro lui non beve più e oggi è presente di sua iniziativa». E chi, invece, continua a venire anche se il proprio figlio è morto. «È mancato a novembre - racconta una madre. Di infarto è morto, prendeva così tanti farmaci. Ma io continuo a frequentare, mi dà forza». Drammatico è, poi, il ritorno.


«Mio marito aveva smesso da dieci anni e si era detto che non era più necessario frequentare gli Alcolisti Anonimi, che poteva gestire il problema. Poi ha ripreso, per un problema di lavoro. I soldi messi da parte, se li è giocati. Ed eccoci di nuovo qui, io frequento tra i familiari, per trovare anche il modo di perdonare».


Il gruppo
Al Anon riunisce i familiari degli Alcolisti Anonimi, che si incontrano, nella sede di Via Filippini, ogni mercoledì e sabato alle 19.30. Si definiscono un "gruppo di auto aiuto" che, sulla base di un percorso specifico, consente di affrontare meglio il problema dell'alcol. Un ente che non riceve sovvenzioni dalle pubbliche istituzioni e che si definisce apolitico e areligioso, ma che trova conforto, forza e speranza nella condivisione di un'esperienza comune. Che rimane lì dove è stata raccontata, senza mai trapelare all'esterno, come regola del gruppo. Senza giudizio, senza critica, ma con la possibilità di avere un punto di riferimento. "Uno sponsor", una persona del circuito che ti sostenga anche al di fuori delle riunioni. «Quando parli del tuo dolore non è come raccontarlo a un parente o a un amico, con il rischio che lo sappiano tutti. In Al Anon delle vite degli altri prendi solo quello che ti serve per migliorare te stesso, tutto il resto lo lasci dentro».


Pionieri dell'Al Anon a Reggio Calabria, i fondatori reggini iniziano nel 1981, primi nel Sud, per proliferare poi con altri 2 gruppi in Calabria e 9 in Sicilia. In adesione con il programma nato negli Usa nel 1935 e accolto in Italia negli anni '50 del secolo scorso. La prassi è quella di frequentare degli incontri con un programma parallelo a quello che (contestualmente, ma in una stanza diversa) realizzano gli Alcolisti Anonimi (A.A.). Non è raro vedere i parenti da soli, per aderire, infatti, basta che in famiglia ci sia qualcuno che soffra di alcolismo senza che questi necessariamente frequenti a sua volta.


Alla riunione a cui abbiamo partecipato le donne erano di più. In un rapporto di 9 su 3 uomini. Vengono per i propri padri, figli e mariti. L'alcolismo non è solo "maschile", anzi l'incidenza femminile è alta, ma è un fenomeno che resta sommerso, per paura e vergogna. I numeri parlano di 15 - 20 partecipanti, per un range di età che, se nel passato si aggirava attorno ai 40 - 50, adesso coinvolge i giovani tra i 20 e i 25 anni.


I gruppi A.A. e Al Anon Reggio Calabria svolgono gli incontri, gratuiti, di mercoledì e sabato dalle ore 19.30 nella sede di Via Filippini, 50. Recapito telefonico: 0965/811348


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)