Parma: quando l'alcolista è un tredicenne...
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Finito l'esame di terza media o passato senza intoppi il primo anno delle superiori, cosa ti aspetti di vedere dai ragazzini? Calcetto sui prati, partite infinite alla Playstation, scorrazzate in motorino, le prime festicciole a suon di patatine ed Estathè. E invece no: le ricerche hanno rivelato che in questa fascia di età che va dai 13 ai 15 anni si comincia a bere, ma bere sul serio.
In particolare il progetto "Sentirsi brillo" della dottoressa Paola Nicolini (docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione all'università di Macerata) ha evidenziato come siano sempre più giovani i nuovi "bevitori", con un preoccupante 17.8% degli intervistati che ha meno di 11 anni e il 45.7% che ne fra gli 11 e i 14.
Le interviste hanno scovato anche le cause fondamentali che spingono ragazzi cosi giovani, alcuni nella primissima adolescenza, a consumare alcool. Alcune prevedibili, altre molto meno, vediamone alcune.
Il bisogno di sentirsi grandi è sempre stato un problema tipico della giovinezza, fumo e alcool sono stati fin dalla notte dei tempi le sue manifestazioni più classiche ed è proprio questa necessità che spinge i giovanissimi a cercare nel bere una via per "sbloccarsi", ad esempio con le ragazze, o sentirsi invulnerabili perché magari "sciolti" in discoteca. L'immagine quasi romantica dell'uomo distrutto attaccato alla bottiglia sembra sfumare a favore di quella del nuovo rito della bevuta prima di lanciarsi, a priori, che rappresenta forse l'aspetto "innovativo" dell'alcolismo giovanile.
Ma chi l'avrebbe mai detto che ciò che spinge molti giovani all'alcool è la semplice paura di crescere? Eppure da molte interviste è emerso che è la paura del domani, il futuro e le sue responsabilità, il desiderio quasi Disneyano di rimanere bambino il motivo per cui ci si ubriaca. "Sindrome di Peter Pan"? Possiamo anche chiamarla così.
Di fronte al 67% di giovani che beve al sabato sera alcuni genitori reagiscono cercando di imporre la propria autorità attraverso punizioni, altri cercano la via del dialogo per comprendere i veri motivi di questo fenomeno ma in tutti i casi traspare un senso di impotenza verso questa strana valvola di sfogo che i figli hanno trovato nella bottiglia.
Ecco la voce di alcuni giovani di Parma e dintorni che sono stati ascoltati da Gazzettadiparma.it, leggiamo del loro inizio d'estate.
A.P. è stato recentemente a una festa di un compagno, che ricorda più che altro per l'imbarazzante conclusione: "Avevo esagerato un po' con l'alcool, ogni tanto bevo specialmente se conosco poca gente e devo sentirmi sciolto per relazionarmi con persone nuove (...) pensavo che mi sarei ripreso in tempo per quando mio padre mi sarebbe venuto a prendere e invece faticavo a camminare e diedi di stomaco proprio di fronte a lui. Non è stato piacevole e non mi riferisco solo al malessere fisico..."
R.F., che era alla stessa festa con il compagno, ricorda: "Bene o male tutti abbiamo bevuto, si parte con una birra insieme alla pizza poi magari si passa allo spumante quando si taglia la torta. Poi compaiono gli alcolici veri e almeno un bicchiere te lo fai, non fosse altro per il rito di farlo in compagnia. Dubito che la maggior parte di noi berrebbe se a casa da soli, lo si fa perché si è magari in gruppo e una bevuta concilia le c.......te, la serata ti passa via meglio! Poi personalmente riconosco che ci sono altri modi per divertirsi con gli amici anche senza l'alcool, è solo un modo come un altro."
A.P. rivela: "Forse sono le ragazze il vero motivo del bere. Se si è un po' imbranati con loro e si vogliono evitare figuracce allora si beve per sentire le gambe sciogliersi e ballare quasi da sole e se la figuraccia la devi fare...beh almeno il giorno dopo hai la mezza certezza di non ricordarti più niente!".