Partiamo dai rave per capire come si divertono i ragazzi
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L'incidente capitato sulla barca al largo delle Isole Eolie alla ragazza che ha rischiato di morire per coma etilico durante un rave party, ha portato ancor di più alla ribalta i modi ed i posti con cui i ragazzi passano le proprie serate. In un clima di accresciuto allarme per il crescente consumo di bevande alcoliche e di sostanze stupefacenti che ha determinato inasprimenti delle sanzioni per chi ne fa uso, forse è utile cercare di capire quali sono i luoghi e le manifestazioni, più o meno organizzati, che aggregano le persone durante i fine settimana e le vacanze. Fare un viaggio attraverso gli eventi in cui i giovani si ritrovano, partendo proprio dal rave, può rappresentare un modo per comprendere quali sono le dinamiche che portano i ragazzi a scegliere queste forme di svago. Il rave party è una manifestazione musicale, molto spesso illegale, che viene organizzata abitualmente all'interno di aree industriali abbandonate o in spazi aperti e, da qualche tempo, nel periodo estivo, su barche e panfili. Dura solitamente una notte, ma in qualche caso alcuni giorni (in questo caso prende il nome di teknival e si distingue dal rave per la presenza di più impianti di amplificazione con diffusori sonori installati su camion).Il termine tradotto dall'inglese significa ‘delirio', ma in senso lato assume il significato della voglia di svincolarsi dalle regole e dalle convenzioni imposte dagli schemi sociali. Il rave sublima nei ragazzi che li frequentano, detti ravers, la ricerca di totale libertà, fisica e mentale, che si esprime attraverso il ballo e, molto spesso, attraverso il consumo di droghe. Sarebbe quindi più preciso definirli free party, in quanto il termine free, non si riferisce soltanto al fatto che l'accesso a queste manifestazioni è gratuito, ma soprattutto al principio di totale libertà rispetto a qualunque regola. La nascita dei rave risale alla fine degli anni ottanta, in un clima di generale contestazione verso la politica, in un momento in cui negli USA si formarono movimenti tesi a denunciare problemi politici, difficoltà economiche e disagi sociali. I primi rave trovarono vita nelle fabbriche abbandonate delle metropoli americane, a Detroit, per poi arrivare in Gran Bretagna e nel resto dell'Europa. Con la momentanea occupazione di un'area industriale ormai in disuso (in inglese TAZ, ovvero Temporary Autonomous Zone) i ravers simboleggiavano la condizione sociale di migliaia di operai disoccupati, celebrando la liberazione dell'uomo dalla catena del lavoro: per un'intera notte quel luogo riprendeva vita e le macchine fino ad allora produttrici di merci, divenivano teatro di una nuova, forte espressione musicale che si esprimeva e si esprime attraverso suoni senza strumenti né spartiti, ma scanditi da suoni elettronici e casse ritmiche. Anche nella scelta dei suoni, che vengono campionati e mixati con il computer, si ritrova l'imprescindibile legame che il rave ha con la metropoli, nella quale è nato e si è sviluppato; si tratta spesso di suoni provenienti dalla realtà urbana, sirene, antifurti, suoni di macchinari industriali: la musica techno. Per come si sono evoluti, i rave sono diventati, non solo nell'immaginario collettivo, poco più che enormi ‘supermercati della droga'.