Pavarin: "Spesso chi si droga beve, anche così danneggia il cuore"
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"Spesso chi si droga beve, anche così danneggia il cuore"
MARTEDÌ sera, la struttura alberghiera e ristoratrice di Monte del Re si è trasformata nel palcoscenico di un talk show dedicato alla
prevenzione e al calcolo dei rischi causati da alcol, droga e gioco d'azzardo. A moderare l'evento, che ha aperto la ‘notte della salute' che
poi è proseguita con una sfilata di moda, musica e la comicità di Vito, ci hanno pensato in coppia il direttore Rai Emilia Romagna, Fabrizio
Binacchi e il condirettore del Quotidiano Nazionale, Gabriele Canè, che davanti a un discreto pubblico hanno interloquito con una decina di
medici ed esperti del settore. ‹‹Negli anni è cambiato il senso dell'alcol - afferma l'epidemiologo delle dipendenze dell'università di
Bologna, Raimondo Pavarin -- se prima chi beveva era alcolizzato, ora soprattutto fra i giovani lo si fa per ‘divertirsi'. L'alcol è usato
per sballarsi. E paradossalmente costa poco ed è legale››. Il direttore dell'unità operativa Dipendenze patologiche della facoltà bolognese,
Stefano Gardenghi si concentra sul territorio locale: ‹‹A Imola si rispecchia l'andamento regionale - dice - e cioè quello di una cultura più
nordeuropea che mediterranea. Al posto del buon vino appaiono boccaloni di birra ad alta gradazione alcolica. La tendenza nei giovani è
quella di ‘comportarsi bene' per cinque giorni alla settimana e poi sballarsi nel finesettimana, con abusi di ogni genere. A rincarare la
dose, spesso chi fa uso di droghe beve anche alcolici in contemporanea, rischiando gravi problemi al cuore››.
Il presidente regionale Federserd Chiara Pieri, che si occupa di dipendenze parla del limite di tasso alcolico nel corpo: ‹‹Ognuno di noi
smaltisce l'alcol in maniera diversa - afferma - e il limite di 0,5 è solo una convenzione. I ragazzi più a rischio alcol sono purtroppo i
giovanissimi fra gli 11 e i 15 anni. Studi attendibili evidenziano che gli adulti dipendenti, spesso lo erano da giovani. Dobbiamo rendere
consapevoli i ragazzi e dare loro informazioni utili, fin dalla scuola››.
QUI si sofferma lo psicologo insegnante di sostegno, Luca Rizzo: ‹‹Sono d'accordo - dichiara -, ma non demonizziamo i giovani. Vivono in un
mondo e in una società di bevitori ed è difficile per loro. Si deve indagare sulle cause e le motivazioni dell'alcolismo di un ragazzo e non
solo punirlo. Inoltre ritengo si debba cominciare a parlare di dipendenze a scuola fin dalle Medie››. Chiude il condirettore del Qn Canè:
‹‹Va bene capire i ragazzi - dice -, ma si devono anche sanzionare i comportamenti scorretti e proibirli. In Inghilterra, per gli ubriachi
c'è il carcere di tre giorni e bisogna far capire ai giovani che quando si sbaglia si paga››.
Leonardo Andreaus
(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)