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Pediatrics: obesità e fattori di rischio

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La relazione madre/figlio dietro l'obesità

Dietro all'obesità infantile o adolescenziale potrebbe anche esserci un problema di qualità del rapporto emotivo tra la madre e il suo

bambino. Com'è il rapporto tra la mamma e suo figlio? Buono o conflittuale? In un caso o nell'altro, questo pare possa influenzare il rischio che da adolescente il bambino possa essere obeso.
E più è bassa la qualità del rapporto, in termini di sensibilità della mamma e capacità di trasmettere sicurezza emotiva nel bambino, più

aumenta il rischio di sovrappeso e obesità.
A suggerire che vi sia un legame tra obesità e rapporto madre/figlio è un nuovo studio condotto dai ricercatori della Ohio State University

(Usa) che sarà pubblicato sul numero di gennaio 2012 della rivista Pediatrics.
I ricercatori hanno preso in considerazione un database contenente i dati nazionali che descrivono le caratteristiche dei rapporti tra madri

e figli durante i primi anni di vita del bambino.
Le cifre analizzate hanno mostrato con evidenza che peggiore era il rapporto, maggiore era la possibilità che il bambino fosse obeso: più di

un quarto degli adolescenti che avevano registrato la più bassa qualità nel rapporto difatti erano obesi, contro un 13 percento tra coloro

che invece avevano avuto un legame migliore con la madre.
Lungi dal voler colpevolizzare le madri che non sono riuscite a cucire un legame affettivo ed emotivo con il proprio figlio, i ricercatori

sottolineano la necessità di interventi atti proprio a migliorare le relazioni madre/figlio nella prevenzione dell'obesità che, oggi, si

limita al cibo e all'esercizio fisico. Se, come supposto dagli scienziati, vi è una correlazione tra le risposte del cervello nel controllo

delle emozioni e lo stress con l'equilibrio tra appetito ed energia, questo fattore potrebbe concorrere a favorire il sovrappeso e l'obesità.
«E' possibile che l'obesità infantile possa essere influenzata da interventi che cercano di migliorare i legami affettivi tra madri e figli

piuttosto che concentrarsi solo sul cibo e attività per i bambini - spiega nel comunicato della OSU la dottoressa Sarah Anderson, assistente

professore di epidemiologia e autore principale dello studio - La sensibilità di una madre, che mostra interagendo con il suo bambino, può

essere influenzata da fattori che possono non necessariamente essere sotto [il suo] controllo. Socialmente, dobbiamo pensare a come possiamo sostenere una migliore qualità del rapporto madre/figlio perché questo potrebbe avere un impatto sulla salute dei bambini».
La ricerca ha coinvolto 977 partecipanti che facevano parte dello Study of Early Child Care and Youth Development, un progetto del Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development, e che comprendeva le famiglie di nove diversi Stati.
Le famiglie sono state seguite, a partire dal 1991 (anno in cui sono nati i bambini), da un gruppo di osservatori qualificati che dovevano valutare il rapporto madre/figlio in termini di sicurezza emotiva, attaccamento e sensibilità materna. La documentazione iniziale riguardava tre momenti fondamentali della vita del bambino: 15, 24 e 36 mesi di vita.
Dai dati raccolti e le evidenze, i ricercatori ipotizzano una associazione tra le esperienze della prima infanzia e l'obesità adolescenziale. Tutto ciò avrebbe origine nel cervello che, attraverso il sistema limbico controlla le risposte allo stress, il ciclo sonno/veglia, fame e sete, e tutta una varietà di processi metabolici, in particolare attraverso la regolazione degli ormoni.
«Genitori sensibili aumentano la probabilità che un bambino abbia un modello sicuro di attaccamento e sviluppi una sana reazione allo stress», sottolinea Anderson.
«Una ben regolata risposta allo stress a sua volta potrebbe incidere sul buon sonno del bambino e se questi mangia in risposta a stress emotivo - due fattori che influenzano la probabilità si sviluppare l'obesità», conclude la scienziata.


(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)