338-1938888 o 331-2460501/2/3 o 0172-55294[email protected]

News di Alcologia

Pediatrics: tolleranza zero con l'alcol in gravidanza

cufrad news alcologia alcol alcolsimo Pediatrics: tolleranza zero con l'alcol in gravidanza

Mamme in attesa: tolleranza zero con l’alcol

Aumenta il rischio per i neonati di essere vittime della cosiddetta “ morte improvvisa in culla”. Uno studio internazionale dimostra inoltre che può essere causa di difetti congeniti nel nascituro e ritardi nello sviluppo. E l’intolleranza è totale, vale per vino, birra e superalcolici
Quando si parla di “morte improvvisa in culla”, (Sids) si affronta un argomento delicato e irrisolto: non per scarsa applicazione scientifica, ma perché le cause sono diverse e in buona parte ancora sconosciute. Oggi, però, le donne hanno un motivo in più per tenersi lontano dall'alcol durante la gravidanza. Un caso su sei di morte improvvisa del lattante può infatti essere legato al forte consumo di etanolo durante la gestazione o nel periodo successivo al parto: è l'evidenza emersa da uno studio condotto dall'università Curtin di Perth, in Australia, pubblicato sulla rivista Pediatrics.

DATO RILEVANTE - L'indagine è stata condotta su 78mila donne che hanno partorito fra il 1983 e il 2005, comparando il numero di decessi di neonati nati da madri a cui era stato diagnostico un problema di alcol, con i casi di bambini messi al mondo da donne senza tale diagnosi. Si è così notato un rischio di morte per “Sids” sette volte superiore nei piccoli del primo gruppo. Il dato era nove volte maggiore se la madre aveva bevuto anche durante il primo anno del bambino. «Lo studio dimostra come l'alcol aumenti il numero di casi di morte improvvisa in culla attraverso un effetto diretto ma anche indiretto, poiché fa crescere il neonato in un ambiente a rischio», spiega Colleen O'Leary, ricercatore a capo dello studio.

VETO CATEGORICO -  Il divieto di consumare alcolici in gravidanza e durante l’allattamento è categorico ed esteso a tutte le bevande: dalla birra ai distillati. «L'etanolo è una molecola tossica che ha un’alta affinità con i lipidi. Nel feto è attratto dalla membrana delle cellule nervose, a cui si lega fino a determinare progressivamente la loro morte», sostiene Emanuele Scafato, gastroenterologo e direttore dell'Osservatorio nazionale alcol dell'Istituto superiore di sanità. «L'alcol attraversa la placenta a una concentrazione equivalente a quella ingerita dalla madre, che dovrebbe farne a meno già nei mesi che precedono la gravidanza, quando è programmata». I postumi dell'alcolemia dipendono dalla dose, dalla frequenza e dal periodo di consumo. Lo spettro delle possibili ripercussioni è ampio: si va dal rischio di aborto all'insorgenza di difetti congeniti e ritardi nello sviluppo del neonato. Ad alto rischio è considerato il primo trimestre, in cui la donna può non sapere di essere incinta. L'alcol, soprattutto nell'amigdala, nell'ippocampo e sulla corteccia prefrontale, interferisce con il processo di maturazione cerebrale che, se incompleto, cristallizza il comportamento a un’età adolescenziale.

DIAGNOSI DIFFICILE – A leggere le stime disponibili in Italia, c'è da preoccuparsi: il 50-60% delle donne in gravidanza consuma bevande alcoliche. Da uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità 7-8 neonati su 100 mostrano i segni dell'esposizione all'alcol. In circostanze simili il rischio è che il bimbo nasca prematuro e possa presentare sintomi variabili, sino ad arrivare alla sindrome feto-alcolica: irreversibile e spesso progressiva. I segni della malattia sono quasi impercettibili e risultano chiari soltanto agli occhi di uno specialista esperto. «Si notano pieghe agli angoli degli occhi, strabismo, naso corto e piatto, labbro superiore sottile, fronte lunga e stretta», chiarisce Scafato. Se manca la diagnosi alla nascita, la malattia è riconosciuta in età scolare, quando il bambino amplia la rete delle relazioni. Il consumo di alcol determina anche carenze vitaminiche: nel mamma e nel nascituro. E poi: chi nasce da donne che hanno consumato alcolici in gravidanza, presenta una maggiore frequenza di problematiche legate all'alcol in età adulta e una minore capacità di memoria. Tanti motivi per non alzare il gomito quando si inizia a desiderare un figlio.

(Articolo pubblicato dal CUFRAD sul sito www.alcolnews.it)